Senigallia

Bcc Ostra Vetere, il direttore Sabbatini: «Vicini alla comunità»

L'intervista al direttore Nazzareno Sabbatini che traccia un bilancio dell'anno passato, mettendo a fuoco il "ruolo" dell'istituto sul territorio e le nuove sfide

La Banca di Credito Cooperativo di Ostra Vetere decide di essere protagonista nel cambiamento in atto che investe l’intera economia del territorio. L’Istituto di credito, guidato dal presidente Claudio Carbini e dal direttore Nazzareno Sabbatini opera fin dalla sua nascita «al servizio del territorio, coniugando la funzione di intermediazione creditizia con la vocazione propria di una impresa a responsabilità sociale, all’interno di un’area di riferimento che si estende dalla valle del Misa alla media/alta Vallesina». L’intervista al direttore Sabbatini.

Il direttore della Bcc Ostra Vetere Nazzareno Sabbatini

Direttore Sabbatini, come si chiuderà il bilancio 2022?
«Ci accingiamo a chiudere il miglior esercizio della nostra ultra centenaria attività. Mai registrata una rischiosità così contenuta a fronte di una reddittività, in assoluto, migliore di sempre, con volumi in sensibile incremento, in forte anticipo rispetto agli obiettivi del vigente piano strategico, anche grazie alla recente apertura dello sportello di Jesi in via Trieste. Un equilibrio gestionale che ha attirato l’attenzione anche di riviste specializzate a livello nazionale, che hanno sottolineato gli ottimi risultati conseguiti dalla banca in termini di sostenibilità e affidabilità. Ma la cosa che ci inorgoglisce di più è che, in un anno caratterizzato da aumenti dei prezzi a doppia cifra di beni e servizi, Bcc Ostra Vetere non ha apportato alcun incremento a tassi e/o alle spese applicate alla pluralità dei soci e dei clienti».

Chi oggi ha in corso un mutuo “prima casa” con tassi variabili non dorme sonni tranquilli. È allarme mutui?
«Bcc Ostra Vetere, a fronte delle crescenti difficoltà evidenziate dai soci nello specifico comparto, unilateralmente, ha bloccato la maggiorazione dello spread da applicare ai finanziamenti accesi, accollandosi interamente l’incremento del costo previsto per i mutuatari. Solo recentemente, il Governo, a fronte di scarsa sensibilità da parte degli intermediari finanziari, ha proposto un emendamento alla legge di Bilancio, che offre il ”diritto” di ottenere dalla banca la rinegoziazione del mutuo a tasso variabile per trasformarlo in fisso. Si tratta di una riapertura di una identica iniziativa del 2012, scarsamente utilizzata, con ulteriori limiti per i beneficiari (importo originario, reddito, specifiche contrattuali, merito creditizio, ecc.) Un provvedimento che appare alquanto rabberciato: basti pensare che la determinazione del tasso da applicare al nuovo mutuo, oltre a basarsi su pagine Reuters non più aggiornate da anni, prevede una maggiorazione da parte della banca che, di fatto, depotenzia lo strumento stesso. Dunque, rispondendo alla sua domanda: sì, è allarme mutui, ma non per tutti i mutuatari. Dipende con quale controparte si è acceso il finanziamento!».

Sempre più cantieri abbandonati per il blocco pressochè integrale del mercato dei “Bonus edilizi”.   La situazione sul territorio di competenza?
«Abbiamo intrapreso una strada diversa rispetto alla maggioranza degli altri operatori. Invece di acquistare bonus fiscali “sic et simpliciter” fino all’esaurimento delle risorse – con il rischio praticamente certo di lasciare in mezzo al guado parte della nostra clientela – abbiamo focalizzato la nostra azione sul cantiere stesso, acquistandone tutte le diverse tipologie di bonus edilizi allo stesso riconducibili, in maniera tale da garantire l’ultimazione dei lavori, con la dovuta tranquillità, sia dell’impresa che del committente. Pur tuttavia, sempre più spesso ci troviamo nella difficile situazione di assistere operatori che si trovano ad avere crediti di gran lunga superiori alla propria capienza di imposta annua, per il venir meno di acquirenti fino a poco tempo prima del tutto disponibili».

Nel campo energetico avete un’offerta specifica?
«La sostenibilità energetica è un tema centrale e lo sarà anche per i prossimi anni. Dobbiamo mettere al centro delle nostre attività il benessere del pianeta e delle generazioni future. Per farlo ci sono strumenti a nostra disposizione come ad esempio lavorare su processi integrati all’interno di un sistema di cooperazione, guardando oltre al semplice rapporto fornitore-cliente. È proprio in questa ottica che opera Bcc Energia, un consorzio che esiste dal 2009 e associa oltre 150 Bcc, offrendo servizi integrati alle stesse banche ed alla loro clientela, quali consulenza per ricercare nuove efficienze e/o l’acquisto di energia consorziata da fonti rinnovabili. L’approvvigionamento energetico non deve essere subito, ma gestito».

Il tessuto economico in cui opera la Bcc di Ostra Vetere è pronto ad affrontare una recessione oramai certa?
«La struttura produttiva del nostro territorio, in generale, appare dotata di una sorprendente capacità di adattamento e recupero a fronte di shock esogeni. Le strategie, messe in atto dopo la crisi del 2008, indirizzate al rafforzamento patrimoniale, al posizionamento nelle filiere produttive internazionali e a maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, sembrano aver prodotto una struttura imprenditoriale che ha mostrato una capacità competitiva in grado di gestire gli improvvisi e violenti cambiamenti dello scenario. Se il nostro sistema produttivo si è strutturato nel tempo, forse più di quanto si sarebbe potuto immaginare, è anche grazie al supporto che in questi anni è stato assicurato dall’industria bancaria e, in questo ambito, con un contributo originale da parte delle banche cooperative di comunità. Originalità che si basa sulla tipicità stessa del modello bancario cooperativo, ovvero: conoscenza diretta dei territori e delle imprese che vi operano, finalità e logica mutualistiche, dimensione relazionale a misura di comunità e catalogo dei servizi sempre più ricco grazie alla nuova architettura “di sistema” realizzata con la piena operatività del Gruppo Iccrea».

La pandemia ha influenzato il rapporto banca-impresa?
«Prima della pandemia abbiamo assistito all’impiego di metriche di valutazione basate su variabili di natura prevalentemente quantitativa (soprattutto indici di bilancio e indici di misurazione dell’andamento passato del rischio) e incentrate su valutazioni di tipo automatico, per il tramite di algoritmi. Oggi tali metriche hanno una efficacia predittiva limitata, sia perché sono rivolte al passato, sia perché non sono in grado di pesare gli aspetti qualitativi della gestione e della governance aziendale.

Sono necessari nuovi indicatori capaci di rilevare la resilienza organizzativa, strategica e gestionale. Quali la credibilità dell’azienda e la sostenibilità del piano industriale, l’efficacia delle politiche gestionali adottate, le competenze e l’affidabilità del management, nonché la capacità di innovazione. Ed è in questa ottica che la Bcc gode di un vantaggio competitivo rispetto alle altre banche, in quanto il “responsabile” della filiale è il soggetto naturalmente deputato a vivere direttamente e continuativamente tali esperienze. Si tratta nient’altro che un ritorno di centralità, in chiave moderna, dell’antico ruolo di “direttore di banca”, attribuendo un maggior peso alle variabili qualitative ed alle informazioni prospettiche rispetto ai dati contabili passati».