Senigallia

Bene gli investimenti all’ospedale di Torrette, ma a quando quelli per Senigallia?

Pochi strumenti e obsoleti, mancanza di personale e tante promesse cadute nel vuoto. Così il comitato si rivolge all'Asur

Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia
Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – «Non chiediamo i macchinari che ha l’ospedale a Torrette di Ancona, sarebbe uno spreco di soldi, ma almeno un macchinario aggiornato» che consenta agli operatori dell’ospedale di Senigallia di svolgere il proprio lavoro e ai pazienti di non doversene andare a Jesi o Fabriano per una tac o un semplice controllo.
È questo in sintesi il pensiero espresso dal Comitato cittadino per la difesa dell’ospedale che ha commentato la notizia dell’investimento di Asur e Regione sul polo ospedaliero regionale con strumentazioni che pongono Torrette ai vertici della sanità internazionale.

Notizia che contrasta però con la politica attuata finora a Senigallia, dove la tac funzionava a singhiozzo prima di decidere per il suo smantellamento, con ricadute ovviamente pesanti sui pazienti e sulle liste di attesa, e danno per il nome della spiaggia di velluto che ha anche il carico di turisti estivi a cui pensare, al contrario di altre città come Jesi e Fabriano.

Sia il Comitato, sia il Tribunale del Malato sono contenti dell’implementazione tecnologica dell’ospedale regionale di Torrette e che un’altra macchina della stessa potenza arriverà fra tre mesi anche al pronto soccorso, sempre di Ancona. Tempi di esecuzione delle tac che permetteranno minori esposizioni alle radiazioni, nonché tempi più celeri per le prestazioni, riducendo le liste di attesa. Come si può non essere contenti di ciò?

Due milioni di euro spesi bene per i cittadini e per la sanità pubblica mentre a Senigallia non si trovano quelle poche risorse per dotare l’ospedale di uno strumento degno di questo nome.
Dopo i continui guasti e l’obsolescenza del dispositivo di Senigallia, l’acquisto di una nuova tac era stato rimandato e di ciò non si sa più nulla. Se a questo vi si aggiungono il mancato aggiornamento della tomosintesi (macchinario per mammografie) acquistata nel 2016 e ferma da gennaio 2017 perché mancano 3.000 euro; se vi si aggiungono la mancata sostituzione del radiologo andato in pensione, la risonanza magnetica che manca da tempo e i locali non adeguati per ospitare nuovi macchinari, ecco che il quadro diviene tragicomico. Solo che finché non arriveranno a Senigallia gli strumenti diagnostici promessi, così come il personale, c’è ben poco da sorridere.