SENIGALLIA – Pedalando in bicicletta per spingere sulla Ciclovia Adriatica. È questa l’iniziativa dal titolo ˊSicurinBiciˊ prevista per il prossimo 13 ottobre, un biciraduno che partirà alle 11 da piazza della Libertà, a Senigallia. Poi, a seguire, una pedalata insieme sul lungomare, verso sud, per raggiungere, due mesi dopo, il luogo della tragedia dove persero la vita due giovani in bicicletta nella zona Ciarnin, lungo la Strada Statale, Marco Torcianti e Sara Ragni. L’idea è stata presentata stamattina (21 settembre), alla presenza del primo cittadino della Spiaggia di Velluto, Massimo Olivetti e dei vertici del Comitato promotore.
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E proprio le strade extraurbane, dalle Statali alle provinciali, sono quelle maggiormente attenzionate dalla Fiab Marche (Federazione italiana ambiente e bicicletta), come spiega il vice coordinatore regionale, Fabio Vallarola: «L’obiettivo dell’evento è migliorare la sicurezza sulle strade per chi va in bicicletta, con la finalità concreta di chiedere interventi sulla viabilità, in particolare sulle strade extraurbane, per creare piste ciclabili, come la Ciclovia Adriatica».
«Che, essendo una delle dieci Ciclovie nazionali, va ultimata quanto prima, anche perché è già stata finanziata. Evidentemente, però – riflette Vallarola – in questo momento la ciclabilità non è una priorità per il governo regionale, mentre la Federazione Ciclistica Italiana (Fci), la Fiab Marche e la Fondazione Marco Scarponi ritengono che questa debba sì essere una priorità».
La partecipazione è libera e l’invito è allargato a tutti coloro che hanno a cuore la sicurezza sulle strade a piedi o in bicicletta. Una nota congiunta di Fci, la Federazione ciclistica italiana, della Fiab Marche e della Fondazione Michele Scarponi evidenzia come «sulle strade italiane si verifica una vera e propria strage quotidiana. L’Istat certifica che nel 2023 i morti sono stati ben 3.039 e i feriti 224.634 nel corso di 166.525 incidenti, con costi sociali calcolati in 22,3 miliardi di euro; si tratta di dati spaventosi che purtroppo non vengono considerati con la massima attenzione da parte di tutti».
«Alla triste contabilità di morti e feriti va aggiunto il dolore dei familiari delle vittime, senza però trascurare le conseguenze morali e materiali a cui vanno incontro i responsabili degli incidenti. Le cause principali degli incidenti sono chiarissime: imprudenza nella guida ed eccesso di velocità alle quali vanno aggiunte le condizioni delle strade, spesso inadeguate, i controlli insufficienti e la scarsa attenzione per le esigenze di ciclisti e pedoni che rappresentano una parte consistente delle vittime».
Proseguono i ciclisti: «Si ha la forte impressione che tutto questo sia considerato come un inevitabile tributo al diritto di muoversi con i mezzi motorizzati, soprattutto quelli privati. Passato il momento del dolore, del cordoglio e dei buoni propositi, tutto torna come prima. Così non può essere! Già nei paesi più evoluti è fissato l’ambizioso obiettivo di “Morti zero” da raggiungere gradualmente attraverso provvedimenti tecnici e normativi. Un esempio concreto è stato avviato di recente a Bologna col progetto ”Città 30” che ha dato ottimi risultati per la sicurezza stradale; vari provvedimenti virtuosi sono stati presi in altre città italiane, ma sono ancora troppo numerosi esempi contrari da parte di politici e amministratori poco illuminati».
Il comitato si rivolge a chi nelle Marche «può dare il suo contributo per migliorare la sicurezza stradale (parlamentari nazionali e regionali, sindaci, forze dell’ordine) attraverso le rispettive competenze». In ambito urbano è richiesto di recuperare e valorizzare le funzioni tradizionali (socialità, cultura, commercio) e garantire la sicurezza stradale; gli strumenti normativi e le soluzioni tecniche esistono e vanno utilizzati; allo scopo ci si attende che nei vari Consigli comunali vengano approvati documenti impegnativi della volontà di rendere le città più sicure e più accoglienti.
In ambito extra urbano, si rendono necessari «controlli più continui ed efficaci per contrastare pericolosi comportamenti di guida; in particolare va aumentato l’utilizzo di strumenti tecnologici non contestabili dal punto di vista normativo (autovelox), anche per ridurre l’impiego di personale lungo le strade e un allargamento delle “banchine” stradali in modo da renderle meglio fruibili da ciclisti e pedoni secondo quanto previsto dal Codice della Strada». Si ribadiscono inoltre la realizzazione o l’adeguamento della Ciclovia Adriatica in modo da raggiugere la larghezza di 5 metri, come previsto nei documenti normativi delle Ciclovie nazionali e maggiori finanziamenti per le piste ciclabili.