SENIGALLIA – Non c’è pace (politica) per la fondazione Città di Senigallia. Dopo affondi, critiche e minacce, arriva l’ennesima presa di posizione. È ancora Gennaro Campanile, consigliere comunale di Amo senigallia, a prenderla e a chiedere il commissariamento dell’ente stante le dimissioni del cda. Il nuovo consiglio di amministrazione si era insediato a febbraio 2021, appena sei mesi prima della rinuncia a tale incarico da parte dei cinque componenti con alla testa l’avv. Corrado Canafoglia. Durante tale periodo, è stata prima denunciata una situazione gestionale in forte perdita, derivante dal passato; poi rassicurata la tenuta finanziaria dell’ente che gestisce la struttura per anziani che si affaccia su via Cellini; infine, pochi giorni fa, viene chiesto l’aiuto della politica regionale e delle istituzioni private, perché la fondazione non affondi nonostante le economie messe in atto.
Secondo Campanile qualcosa non torna. «La modalità delle dimissioni è opaca. Il Consiglio si dimette con un atto formale senza indicare le motivazioni, la notizia filtra, il presidente la conferma con un comunicato abbastanza dettagliato ed infine interviene il sindaco che chiede una relazione. Sembrano una forzatura nei confronti dell’amministrazione di centrodestra, o preventiva o consequenziale, ma sempre una forzatura a pochi mesi dall’insediamento. I tempi delle dimissioni, in piena fase di recupero costi gestionali, sono singolari. Erano state promesse relazioni sistematiche alla prima presentata in consiglio comunale. Anziché la seconda relazione, è stata alzata bandiera bianca, senza aver concordato il percorso successivo (sembra) con l’amministrazione. Trattandosi di personaggi della stessa area politica è tutto dire. La lettera di minacce richiama la figura di Giorgio Ambrosoli, ucciso da un sicario americano su ordine del presidente della banca che l’avvocato stava liquidando. L’accostamento di delinquenza organizzata alla fondazione non può che inquietare. La reazione politica del centrodestra non è stata pubblica. Bocche cucite. Non l’espressione di un sostegno o di una comprensione o di un rammarico. Eppure è questo centrodestra senigalliese che ha nominato il consiglio di amministrazione della fondazione».
Da qui l’appello a pensare, e velocemente, agli interessi dalla fondazione e quindi della comunità senigalliese. Per Campanile è giunta l’ora quindi di nominare «un consiglio di amministrazione di persone capaci, che ne capiscano di bilanci, sanità, organizzazione, finanza (lasciando stare la fedeltà politica che non c’entra nulla con la gestione di una realtà assistenziale e culturale come la fondazione), che si faccia carico di sanare la gestione e rendere solido il patrimonio, che non si spaventi alle prime difficoltà e, soprattutto, che abbia il coraggio di fare quello che Canafoglia ed i suoi colleghi non hanno avuto il coraggio di fare ma solo di denunciare. In secondo luogo, si dovrebbe affidare ad un ristretto gruppo di persone indipendenti il compito di studiare gli ultimi 10 anni riferendo poi in consiglio comunale nel giro di poco tempo. Se si sono verificati sprechi, mala gestione, promesse ripudiate, progetti abortiti ci devono essere anche nomi e cognomi, per rigenerare un rapporto di fiducia tra cittadinanza e politica che ora è alquanto malmesso. Tutti sono stati all’altezza dell’incarico ricevuto fino a prova contraria ed i bilanci da soli non dicono granché se non sono illustrati gli scenari in cui sono maturati. L’alternativa seria sarebbe quella del commissariamento. La politica uscita dalle urne di un anno fa ha fallito clamorosamente la scelta del governo di un importante istituto cittadino come la fondazione» conclude il consigliere comunale di Amo Senigallia.