SENIGALLIA – Sfruttamento del lavoro, caporalato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sono questi i reati per cui sono finiti nei guai due cittadini pakistani che approfittavano dello stato di necessità di alcuni connazionali per farli lavorare in alcune aziende agricole della zona senigalliese pagandoli meno di 5 euro l’ora, facendoli vivere anche in 30 in un sottotetto e sottraendo loro i documenti perché non scappassero.
Un incubo a cui hanno posto fine, nei giorni scorsi, i poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Senigallia, al termine di una prolungata e complessa indagine sul fenomeno del caporalato che si è protratta per oltre un anno e che ha visto finire una persona in manette mentre un’altra è stata denunciata. Le indagini, in collaborazione con l’ispettorato territoriale del lavoro di Ancona, sono partite nel 2019 a carico di un pakistano titolare di un’impresa individuale e di un connazionale che operava in qualità di co-gestore: reclutavano connazionali in grave difficoltà economica o che avevano bisogno di lavorare per il rinnovo del permesso di soggiorno e li mandavano in alcune aziende agricole della provincia dorica e pesarese (dallo jesino, all’hinterland senigalliese fino all’area del Cesano e fanese) con le quali avevano già un accordo per la fornitura di manodopera.
Dure le condizioni di lavoro: erano pagati meno di 5 euro l’ora, in palese difformità con quanto previsto dal contratto collettivo nazionale per gli operai agricoli e florovivaisti; inoltre dal già magro importo, i due uomini accusati di caporalato trattenevano anche una quota per le spese del vitto, alloggio e trasporto dei braccianti nei luoghi di lavoro; come se non bastasse, in busta paga veniva riportato un monte ore inferiore a quello effettivamente svolto, omettendo di denunciare le effettive giornate di lavoro nel libro unico dipendenti.
Una serie di violazioni a cui si aggiungevano anche trattamenti al limite del disumano: fino a 30 persone sono state scoperte vivere in un sottotetto di un edificio situato a Senigallia, zona Brugnetto, con gravi criticità strutturali, igieniche e sanitarie. E per assicurarsi che i lavoratori sfruttati non scappassero e rispettassero i turni di oltre 12 ore giornaliere, li costringevano a consegnare loro i documenti d’identità e i permessi di soggiorno.
A tutto questo è stato posto fine grazie all’indagine della Polizia dorica e senigalliese che stamattina – in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ancona – ha arrestato uno dei due pakistani, un 30enne, e denunciato l’altro, un 50enne ancora latitante: da tempo entrambi gravitavano nella zona di Senigallia e dintorni. Sono ritenuti responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, cd. caporalato (art.603 bis codice penale), ma anche per fatti connessi ad episodi di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.