ANCONA – Uccise un ladro in fuga, carabiniere condannato anche in secondo grado con una pena ridotta: da un anno (del primo giudizio) a sette mesi e dieci giorni. Questa la sentenza della Corte di Appello, per il sottufficiale Mirco Basconi, 42 anni, che il 1 febbraio 2015 sparò ad un albanese ad Ostra Vetere. È stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi, dopo l’udienza che si è tenuta questa mattina nel capoluogo dorico, a porte chiuse, per motivi di sicurezza. L’avvocato di parte civile, Teodoro Serino, che rappresenta la famiglia del morto insieme all’avvocato Maurizio Cacaci, è stato infatti minacciato di morte su Facebook ed è arrivato ad Ancona, dalla Campania, scortato dalla polizia. Minacce che il legale ha comunicato al presidente della Corte di Appello che ha quindi dato disposizioni di sicurezza speciale per l’udienza.
LA SENTENZA
È arrivata dopo quattro ore di camera di consiglio. Il carabiniere è stato presente alla lettura, con l’avvocato Alessandro Scaloni. Sul giudizio nessun commento. Tra sessanta giorni usciranno le motivazioni e appare scontato il ricorso in Cassazione. Diversi i colleghi carabinieri che questa mattina hanno atteso fuori dall’aula, durante l’udienza, insieme al comandante provinciale Stefano Caporossi, il colonnello del Nucleo Operativo Americo Di Pirro e il comandante della Compagnia di Senigallia Cleto Bucci. La famiglia dell’albanese si è costituita parte civile con gli avvocati Teodoro Serino, della provincia di Caserta, dove vive uno dei fratelli della vittima, e Maurizio Cacaci di San Benedetto. In aula c’era uno dei fratelli della vittima.
I FATTI
Il 7 novembre 2016 il giudice per l’udienza preliminare Francesca Zagoreo aveva condannato il militare in primo grado, con rito abbreviato, a un anno di reclusione, pena sospesa. Contestato il reato di omicidio colposo, per eccesso colposo nell’utilizzo dell’arma di servizio. Stando ai fatti del 1 febbraio 2015, Basconi aveva sparato alle gomme di un’auto di ladri in fuga, dopo dei furti avvenuti in zona, ad Ostra Vetere, ferendo Korab Xheta, albanese di 24 anni, con un proiettile di rimbalzo dall’asfalto al lunotto del suv Mercedes. In auto c’erano altre due persone. Dopo 4 giorni di agonia il ladro era morto. Non c’erano dubbi sul fatto che l’appuntato avesse mirato alle ruote del veicolo e sparato quattro colpi proprio in direzione degli pneumatici. Gli accertamenti balistici disposti dalla procura ed eseguiti dalla Polizia Scientifica di Ancona avevano infatti accertato che il proiettile aveva caratteristiche compatibili con il rimbalzo su una superficie come quella dell’asfalto. La pallottola era stata esplosa da una distanza tra gli 11 e i 17 metri. Per la difesa si è trattato di legittima difesa. In primo grado però arrivò la condanna.
LE MINACCE
Sono arrivate via Messenger all’avvocato Serino, dopo la sentenza di primo grado che ha condannato il carabiniere. «Sciacallo, parassita, te la faremo pagare, sei una minaccia per lo Stato». Questo uno dei contenuti dei due messaggi arrivati al profilo del legale, da parte di due profili Facebook maschili ora al vaglio della polizia postale. «Al primo messaggio non ci ho badato più di tanto – dice Serino – ma quando è arrivato il secondo mi sono allarmato e ho fatto denuncia. Erano messaggi contro la mia incolumità, di persone che hanno dato l’impressione di conoscere bene le mie abitudini, che ho un cane e dovevo stare attento perché se avessi avuto bisogno dei carabinieri nessuno sarebbe accorso da me e che avrei fatto meglio a chiamare i familiari dell’albanese ucciso».