SENIGALLIA – «La Caritas è tra le cose più belle della nostra diocesi». Con queste parole il vescovo Franco Manenti ha salutato i festeggiamenti per i 50 anni della realtà di accoglienza e volontariato di Senigallia. Una realtà molto vivace, tra le più dinamiche a livello nazionale, che è stata celebrata al cinema Gabbiano per un compleanno molto speciale.
Quella di sabato 13 novembre è stata una mattinata intensa di racconti, ricordi, fotografie e istantanee di un impegno che va avanti da 5 decenni. A ricordare questo impegno e a prospettare nuovi orizzonti si sono susseguiti i quattro direttori che negli anni hanno guidato la Caritas senigalliese: a partire da don Giancarlo Cicetti, il primo, dal febbraio 1978, per arrivare a don Giuliano Zingaretti, da don Aldo Piergiovanni fino all’attuale direttore in carica don Giancarlo Giuliani, in collegamento dalla Terrasanta. Tutti hanno sottolineato l’importanza della carità come condivisione, come lavoro fatto insieme, che ha permesso alla Caritas diocesana di affrontare momenti difficili come le emergenze (terremoti, alluvione e pandemia), di farsi vicina in modi sempre nuovi a chi soffre, di accogliere. «Oggi Caritas – ha detto don Giancarlo Giuliani – accoglie in vario modo circa 200 persone, ascolta le richieste di aiuto dal territorio diocesano attraverso 14 Centri di ascolto, uno ogni 10.000 abitanti, in sinergia con gli enti: siamo un grande “noi” in questa Chiesa solidale».
Per celebrare questa ricorrenza, oltre al sindaco Massimo Olivetti, c’erano anche altri ospiti, tra cui l’attuale direttore di Caritas italiana Francesco Soddu, oggi vescovo di Terni, e il vescovo emerito di Senigallia Giuseppe Orlandoni il quale ha ricordato che la carità non è delegabile, è un compito che compete a tutti: «Non è elemosina ma solidarietà, attenzione al povero, è giustizia, cura della persona e promozione dell’essere umano».
Tra i 150 volontari della Caritas di Senigallia ha preso la parola anche Vincenzo, per 45 anni pescatore, con una vita gettata nell’alcool e nelle cattive compagnie: a un certo punto ha trovato in Caritas una famiglia e un senso per la sua vita. Oggi ha una moglie, un bambino, ha smesso di bere e fa il volontario. Una splendida storia di rinascita a cui si affiancano quelle di numerosi volti e voci che hanno dato una mano per una città più accogliente, per una società volta alla pace e alla solidarietà: dai primi obiettori di coscienza che diedero il “là” perché nascesse il centro di accoglienza nel 1982 a tutti coloro che hanno svolto in Caritas il servizio civile; da quanti hanno preso parte a questa famiglia con l’anno di volontariato sociale fino ai protagonisti del servizio volontario europeo.
I 50 anni di Caritas coincidono anche con i primi dieci anni di vita della cooperativa sociale “Undicesimaora” che rappresenta un po’ la prosecuzione naturale della prima in quanto offre dignità umana alle persone in difficoltà attraverso il lavoro e, per questo, vincitrice del Premio Angelo Ferro 2021 per l’innovazione nell’economia sociale. Francesco Bucci ha ripercorso brevemente i passaggi più importanti e fornito qualche numero: ogni giorno 17 persone sono inserite all’orto, 8 in falegnameria, 21 al magazzino Rikrea.
Sempre la Caritas ha dato poi vita a un altro progetto molto importante per tutto il territorio, l’ambulatorio medico solidale Maundodè, dedicato al dott. Paolo Simone. Una realtà ormai da quasi 4 anni vicina ai poveri più poveri, cioè i poveri malati, quelli che non potendo farlo economicamente, rinunciano a curarsi. Storia di storie, di aiuto e riscatto per combattere la povertà e l’esclusione sociale.