SENIGALLIA – La crisi morde ancora il tessuto imprenditoriale senigalliese che perderà da novembre anche un’altra attività storica della città. Sarà il ristorante Il Tucano a chiudere i battenti, per sempre come hanno specificato i titolari, con grande dispiacere dei tanti avventori e clienti ormai affezionati alla trentennale realtà ristorativa. Ma non è l’unica, e questo è il preoccupante dato che emerge nella vallata Misa e Nevola.
Quale sia la causa, anzi le cause, della chiusura del ristorante è presto detto: principalmente la difficoltà a mantenere un locale così ampio e importante con i costi attuali. La crisi internazionale ha lanciato alle stelle il prezzo di energia e gas: il caro bollette è divenuta una delle voci più importanti tra i bilanci aziendali, rendendo sempre più complicato far quadrare i conti, ma anche il rincaro delle materie prime. «Un’attività commerciale deve guadagnare – spiegano i titolari – se invece rimetti non ha senso andare avanti. E poi ci sono tantissimi altri motivi». Questioni che, dopo due anni di grandi difficoltà legate alla pandemia, si sommano anche a scelte personali annunciate sui social ai propri clienti.
Non è l’unica realtà che chiuderà i battenti, principalmente per la questione energetica: nel territorio senigalliese si era già registrata la chiusura dell’osteria Conte Marzi, in pieno centro storico, mentre altre attività hanno optato per allungare il periodo di chiusura invernale, anticipandolo già da ottobre come avvenuto per la steakhouse di Magini, anche questa in pieno centro di Senigallia. Altro nome familiare ai senigalliesi è il negozio “Dolcezze” che aveva annunciato lo stop definitivo già qualche settimana fa o Loddo’s Pizza proprio di fronte alla Rocca roveresca.
A questo scenario di desolazione va ad aggiungersi il clima di sfiducia e difficoltà del post alluvione: «Tantissime attività non riapriranno i battenti – spiega Giacomo Cicconi Massi, referente Confartigianato di Senigallia – per vari motivi tra cui il caro bollette e il rincaro delle materie prime. Se si pensa che già i bilanci erano complicati perché ancora ci si doveva rialzare da due anni di pandemia, si capisce la scelta di molti di non riaprire. Poi l’alluvione è stato il colpo di grazia, penso ai vari locali sotto i Portici Ercolani come MisaTanto, ma già il trend annuale vedeva il volume di affari ridursi sempre di più e i margini di guadagno assottigliarsi. Senigallia è a un momento cruciale: rischia lo spopolamento economico».