SENIGALLIA – Continua la convergenza delle opposizioni senigalliesi nel criticare l’impianto dell’unione dei comuni “Le terre della marca senone”, di cui è stato recentemente firmato l’atto costitutivo. Convergenza che era iniziata nei mesi scorsi e che è proseguita poi ultimamente con il coinvolgimento anche delle opposizioni consiliari degli altri comuni della valle del Misa e Nevola interessati dal progetto amministrativo. Ora Movimento 5 Stelle, Senigallia Bene Comune e Lega si fanno voce unica per presentare al prossimo consiglio comunale senigalliese una mozione in cui si chiederà di annullare in autotutela l’atto costitutivo perché viziato da varie criticità, tuttora non risolte.
Sull’unione dei comuni i singoli consiglieri Elisabetta Palma e Stefania Martinangeli (M5S), Giorgio Sartini (SBC) e Davide Da Ros (Lega) erano già intervenuti con singole affermazioni sui vari aspetti critici dell’unione: erano state contestate la rapidità eccessiva con cui la pratica è stata esaminata e approvata in consiglio; la poca trasparenza nei confronti dei consiglieri stessi e della città; la scarsa rappresentatività democratica delle varie liste consiliari negli organi della nuova unione; l’utilità e la fattibilità del progetto. Era stata criticata anche la previsione sulle risorse economiche che dovrebbero cadere a pioggia in tutta Italia proprio per sostenere questi processi aggregativi tra enti locali.
Contestazioni rimaste però inascoltate dalle varie maggioranze consiliari che erano riuscite a far approvare gli odg costitutivi dell’unione in tutti i sette comuni interessati dal progetto: Arcevia, Barbara, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra de’ Conti e Trecastelli.
«Si tratta in poche parole di un atto imposto – ha dichiarato la consigliera del M5S Stefania Martinangeli – perché non sono stati informati né i cittadini né i consiglieri di un progetto che non solo li riguarda da vicino, ma che modificherà profondamente la geografia, la politica e gli aspetti amministrativi della vallata. Sull’unione dei comuni inoltre vi stavano lavorando quando la città aveva appena bocciato, tramite il referendum, la fusione per incorporazione di Morro d’Alba in Senigallia: questo la dice lunga sulla considerazione che la maggioranza ha dei cittadini, i quali si ritroveranno un ente sovraordinato rispetto al Comune, di cui non sanno nulla e che presenta molteplici criticità».
Da Movimento 5 Stelle, Lega e Senigallia Bene Comune arriva poi la forte critica alle discrepanze tra lo statuto dell’unione “Le terre della marca senone”e il Tuel, il “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali” (Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267), come avvenuto nel pesarese dove lo statuto dell’unione dei comuni del San Bartolo e del Foglia è stato oggetto di un ricorso al Consiglio di Stato che ha confermato la fondatezza del ricorso. Tra i punti più scottanti c’è la mancata indicazione precisa delle competenze e dei settori che saranno amministrati dall’unione dei comuni. Una mancata indicazione che trasforma le terre della marca senone in un contenitore vuoto quando invece le funzioni amministrative dovrebbero essere espresse specificamente, senza dover ricorrere a successivi atti di individuazione.
«È un’unione priva di scopo – continua Elisabetta Palma (M5S) – : anche perché non si indicano nemmeno le risorse che serviranno per poter amministrare i settori per i quali è nata appositamente l’unione. Andrebbe studiato prima quali funzioni sono da riversare nell’unione e non solo dopo averla creata».
«Ciò di cui si occuperà l’unione sono i servizi sociali che erano già gestiti in forma associativa – incalza Giorgio Sartini (Sbc) e lo sportello per le attività produttive: verrebbe da pensare che stiano cercando di controllare il territorio attraverso la gestione delle funzioni più importanti o da cui si possono accedere a importanti risorse. Di sicuro c’è stata e c’è tuttora poca trasparenza. Vogliono inoltre omogeneizzare le tariffe sul territorio vallivo, ma lo hanno detto dopo l’approvazione dell’unione e senza dire espressamente che per qualcuno significherà ritrovarsi con tassazione minore, mentre per altri più elevata. E sappiamo chi ne potrà beneficiare maggiormente: i senigalliesi a svantaggio dei cittadini degli altri comuni».
L’unione viene dipinta dunque come un mostro in cui Senigallia fagociterà le altre comunità vallive, sia in termini di vantaggi (sedi degli uffici, personale), sia di risorse economiche. Con la previsione che le amministrazioni comunali che dovessero cambiare idea e volessero uscire dall’unione non potranno farlo senza perdere interessi, risorse e strutture messe a disposizione dell’intera vallata. «È uno statuto con tante idiozie – commenta Sartini – con norme che la fanno sembrare una dittatura».
L’ultima nota è una polemica che Da Ros solleva verso le altre opposizioni che non hanno appoggiato la mozione e la mobilitazione: muoversi di pari passo sarebbe stato un segnale importante verso la maggioranza, la città e l’entroterra, ma così non sarà, nonostante la proposta sulla mozione sia stata «avanzata a tutti i consiglieri di minoranza, tranne Maurizio Perini. Ormai lui appoggia la maggioranza» conclude Sartini.