Senigallia

La collina del Cavallo e quell’antenna che infiamma l’estate a Senigallia

Dopo gli interventi del centrosinistra e del comitato del Cavallo, l'amministrazione comunale replica dicendo di avere le mani pressoché legate. Ma la precisazione del Comitato stupisce ancora

L'antenna posizionata sulla collina del Cavallo, panoramica periferia di Senigallia
L'antenna posizionata sulla collina del Cavallo, panoramica periferia di Senigallia. Foto tratta da Facebook

SENIGALLIA – Continua il dibattito sull’installazione dell’antenna per la telefonia sulla collina del Cavallo, prima periferia a sud di Senigallia. Dopo i primi interventi del “Comitato per il diritto alla partecipazione civica e per la tutela del paesaggio”, sia il centrosinistra locale e regionale che l’amministrazione comunale intervengono sul tema.

Il consigliere regionale del Pd Maurizio Mangialardi, ex sindaco di Senigallia, ha dichiarato che «la giunta Olivetti non si assume alcuna responsabilità e invece di affrontare i problemi preferisce scaricarli su altri. La risposta che ho ricevuto dall’accesso agli atti che ho fatto in qualità di consigliere regionale per conoscere gli atti deliberativi del Comune di Senigallia relativi all’installazione della nuova antenna della stazione radio di proprietà Inwitt sulla Collina del Cavallo, dimostra senza timore di smentita come il Comune di Senigallia si sia completamente disinteressato alla questione, non presentandosi alla Conferenza dei Servizi dove avrebbe potuto esprimere il proprio parere e addirittura chiedere l’individuazione di un altro sito idoneo. Invece, l’Amministrazione Olivetti ha scientemente deciso di far valere il silenzio-assenso. Se per incompetenza, negligenza o semplicemente perché d’accordo con il progetto, sarà il sindaco o chi per lui a spiegarlo alla nostra comunità».

A livello cittadino il centrosinistra ha invece affermato: «Per noi è stato molto importante confermare ciò che sospettavamo da tempo, ossia che questa amministrazione comunale, sindaco Olivetti e l’assessora Campagnolo in primis, non hanno alcuna intenzione di dialogare e ascoltare la cittadinanza. Di certo, non su questioni complesse e scivolose come questa. Meglio continuare a farsi le foto durante eventi pubblici, ci pare evidente». «Chiederemo – continuano i gruppi consiliari Partito Democratico, Diritti al Futuro-Alleanza Verdi-Sinistra, Vivi Senigallia e Vola Senigallia – con una interrogazione cosa l’amministrazione potrà fare per risolvere la situazione e quando, finalmente, approderà in aula il piano antenne che è stato sbandierato da 2 anni e mezzo. Chiederemo anche perché non sono stati presi in considerazione altri siti (privati o pubblici) per l’installazione di questo apparato, dato che a poche centinaia di metri sembrerebbe esserci un’alternativa altrettanto idonea ma decisamente meno impattante sui residenti e sul paesaggio».

Chiamata in causa da più parti, l’amministrazione comunale targata Olivetti ha voluto precisare di avere le mani pressoché legate: «A Senigallia sono presenti 49 pali per ripetitori telefonici (compreso quello in fase di realizzazione sulla collina del Cavallo), di cui 46 eretti prima del 2020. E’ estremamente importante sottolineare questa data: non solo perché nell’ottobre del 2020 noi abbiamo assunto l’amministrazione della città, fino a quel momento sempre gestita dalla sinistra, oggi in minoranza, ma soprattutto perché nel 2020 è entrato in vigore il decreto delle innovazioni e semplificazione digitale, che in pratica impedisce ai Comuni di “introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia”». Secondo l’amministrazione Olivetti i comuni non avrebbero «più alcuna facoltà di impedire l’installazione di stazioni radio nel proprio territorio» ma, «in base alla nuova normativa, il Comune può dotarsi di un nuovo regolamento delle antenne, che ha una efficacia molto ridotta. Esso deve contenere una disamina delle postazioni esistenti e quindi dell’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche, ed individuare aree di proprietà comunale in cui i gestori sono invitati a poter mettere le loro antenne ad un canone fortemente calmierato dalla legge quantificato in € 800,00 annui. Di fatto però il gestore anche in presenza di queste aree è libero scegliere altre alternative».

Dato che il piano delle antenne per Senigallia approderà in commissione il 9 luglio, dal Comune viene sottolineata «l’ipocrita strumentalizzazione dei fatti compiuta dagli attuali consiglieri di minoranza» che avrebbero permesso fino a pochissimi anni fa varie installazioni e che oggi si stracciano le vesti per l’ultima vicenda.

Il botta e risposta si è concluso, per ora, con l’intervento di Giuseppe Bartoli, presidente del “Comitato per il diritto alla partecipazione civica e per la tutela del paesaggio” che si sta battendo in questi giorni per evitare l’ennesimo scempio, sulla collina del Cavallo. «La nostra Amministrazione comunale (alla quale guardavamo con ben altre speranze) ha dichiarato di voler far chiarezza sull’antenna del Cavallo. Ma non l’ha fatta. Tutt’altro. Che i Comuni non possono introdurre divieti generalizzati per l’installazione di antenne (stazioni radio base per reti di comunicazione) è fatto notorio che, purtroppo, tutti conosciamo. Come sappiamo bene che le certificazioni presentate dai gestori attestano livelli di campo elettromagnetico inferiori a quelli fissati dalla legge. Spiace che la nostra Amministrazione pensi di poter trattare centinaia di cittadini come se fossero sprovveduti alle prime armi». «Non abbiamo mai evocato emanazione di divieti ma abbiamo evocato “comunicazione”, “partecipazione” e “trasparenza”, anche al fine di evitare scempi paesaggistici quale quello che si è commesso. Ed abbiamo evocato un fantasma: la pianificazione comunale prevista dalla legge 36 del 2001. Dopo 4 anni di insediamento dell’Amministrazione, il piano delle antenne non esiste».

Dal comitato spontaneo viene invece spiegato che «se da una parte, i Comuni non possono “vietare”, dall’altra possono e soprattutto devono “pianificare”. A fronte di una pianificazione (partecipata con la città), il Comune ben avrebbe potuto e dovuto avviare un dialogo con il gestore per proporre e incentivare la localizzazione nei siti individuati dalla pianificazione come previsto dalla legge. O comunque avrebbe potuto (nell’assenza colpevole di un piano delle antenne) aprire un dialogo con il gestore privato per proporre siti meno impattanti sul piano paesaggistico. Vi sono sentenze di Tar e Consiglio di Stato che hanno sancito la legittimità, a fronte di una pianificazione comunale preventiva e tecnicamente idonea, di impedire ai gestori di collocare dove vogliono le antenne. Questo Comitato, anche per il tramite del proprio legale, ha chiesto solo all’ente pubblico di agire in ossequio a quanto previsto dalla legge 36 del 2001 e di attrezzarsi, in modo consapevole, per trattare con i privati a tutela dei propri cittadini. Siamo consapevoli che poi le società private potrebbero (anche a loro rischio) aprire dei bracci di ferro (salvo quanto già stabilito dalla giurisprudenza amministrativa), ma rinunciare a priori ad amministrare (leggasi dialogare e presentare un serio piano delle antenne) per il bene dei cittadini e fare quanto in proprio potere per creare le condizioni di un dialogo costruttivo significa rinunciare alla vera politica del bene comune. E poco ci interessa la polemica strumentale, giocata sulla nostra pelle e sulla pelle dell’ambiente, di chi ha fatto installare più o meno antenne. Il bene comune. Questo è il tema».

La discussione in 2^ commissione (quella competente in materia di ambiente, territorio e infrastrutture, lavori pubblici e urbanistica) è stata anticipata a martedì 9 luglio, ore 16:30, in aula consiliare, poi seguirà la presentazione in consiglio comunale con relativa votazione. Ma a questo punto i giochi sembrano ormai conclusi. E la collina ha il suo bel palo.