SENIGALLIA – Nuova interrogazione consiliare da parte del Partito Democratico sul tema dell’antenna del Cavallo. È stata presentata dal capogruppo dem Dario Romano il quale ha chiesto conto al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti dell’atteggiamento politico di lasciare che la vicenda si risolvesse al Tar. Davanti al tribunale amministrativo regionale sono infatti dovuti ricorrere i cittadini residenti nella zona collinare senigalliese, che si sono visti piombare un palo alto trenta metri su uno dei più bei prospetti paesaggistici della città. Nonostante una risposta del primo cittadino che puntava a fare chiarezza circa l’atteggiamento di sindaco e giunta, dai dem è emersa la delusione proprio perché l’amministrazione Olivetti non avrebbe affrontato di petto la questione.
«È una situazione che poteva essere evitata – ha detto in consiglio comunale Dario Romano – e la politica ha latitato. Il suo invito a ricorrere al Tar non va nella giusta direzione, non è quello che è stato promesso in campagna elettorale; “un’amministrazione attenta al dialogo e ai cittadini” non si rivolge così a dei cittadini che non sono negazionisti tecnologici». Poi la domanda centrale: «C’è la volontà dell’amministrazione di tornare sui propri passi? Perché qualcosa non ha funzionato dal punto di vista politico».
La vicenda dell’antenna installata da Tim e Inwit è stata poi ricostruita dal sindaco Olivetti che ha ribadito innanzitutto: «l’autorizzazione non è stata concessa con alcun atto autorizzativo dagli organi rappresentativi della città, chi amministra la città ha solo indirizzo politico e di controllo». Cioè sindaco e giunta non potrebbero bloccare procedimenti autorizzativi che fanno capo agli uffici amministrativi non di nomina politica. E ancora: «Durante un incontro con il comitato, ho ribadito che questa autorizzazione non è passata davanti al sindaco, né alla giunta né al consiglio comunale, ma c’è stata solo una valutazione degli organi tecnici».
Anche la possibiità di agire in autotutela è stata scrtata dal sindaco perché ha ricordato che «può essere esercitata solo dal soggetto che ha emesso l’atto, quindi non il sindaco né la giunta né il consiglio comunale, ma il Suap che si occupa anche di urbanistica». A questo punto, il sindaco ha invitato il comitato a rivolgersi all’ufficio di competenza, che ha però confermato la sua posizione. «Io non li ho invitati a fare ricorso, ma poiché il loro legale si era detto convinto che l’atto fosse inficiato e che avesse dei vizi, l’unica opportunità per legge era il ricorso al Tar. Avevo annunciato che il comune non si sarebbe costituito in giudizio ed è stato confermato». Secondo Olivetti, la non costituzione in giudizio sarebbe chiaramente la presa di posizione di sindaco e giunta: «Se avessimo fatto una contrapposizione avrebbero potuto dire che eravamo contro le ragioni del comitato».
Ora dunque la vicenda si sposta dall’aula consiliare e dagli uffici amministrativi – oltre che dai giornali – al tribunale amministrativo regionale. Qui, spiega il “comitato per il diritto alla partecipazione civica e per la tutela del paesaggio”, «nessuno si è costituito presso il TAR per difendere le ragioni del provvedimento che ha permesso la costruzione del traliccio di 30 metri sul crinale della collina del Cavallo, uno dei più suggestivi paesaggi del nostro territorio. Non la TIM né la INWIT, le due società che hanno chiesto la realizzazione dell’opera, né il Comune di Senigallia, che quell’opera l’ha concessa senza eccepire alcunché, tenendo peraltro all’oscuro i cittadini, che si sono trovati di fronte al fatto compiuto».
Di fatto, i cittadini riuniti in comitato attaccano il comune a guida Olivetti per aver «gestito malissimo la vicenda» e per averli «lasciati soli», senza peraltro «metterci la faccia per difendere le proprie scelte» in tribunale; sulla stessa lunghezza d’onda l’intero asse di centrosinistra con il capogruppo del Partito Demcoratico che contesta al sindaco la «responsabilità politica» di aver predisposto così la macchina amministrativa e soprattutto «di rimanere nel limbo, di non prendere decisioni: la scelta di non costituirsi in giudizio è perfettamente coerente con quanto fatto in questi quattro anni. La sua risposta è deludente, conferma la non volontà di affrontare il tema».