CORINALDO – Seduta affollata e partecipata quella del consiglio comunale aperto per parlare della tragedia della discoteca Lanterna Azzurra. Un momento di confronto pubblico a cui hanno preso parte tutti i componenti della Giunta e del consiglio oltre a tanti cittadini, molti dei quali pronti a puntare il dito nonostante i ripetuti appelli a riflettere e conoscere la realtà dei fatti prima di arrivare a sentenze.
Il dibattito è stato aperto dal sindaco Matteo Principi che ha parlato di alcuni aspetti amministrativi, ribadendo quel che aveva già affermato durante la conferenza stampa di martedì 18: in primis la volontà di arrivare alla verità su quanto accaduto lo scorso 8 dicembre collaborando con gli inquirenti e in secondo luogo la costituzione di parte civile nel processo che si aprirà al termine delle indagini.
Sono poi intervenuti alcuni consiglieri: il capogruppo di minoranza Luciano Galeotti, che ha raccolto lo spunto di un cittadino a richiedere il consiglio comunale aperto, ha ricostruito brevemente la storia di quel magazzino agricolo, attivo dagli anni ‘70 come locale da ballo ma secondo lui inadeguato dal punto di vista della sicurezza. Ha alzato i toni sia contro i gestori sia contro le istituzioni affermando infine che la Lanterna Azzurra «era una bomba ad orologeria: in molti sapevano ma hanno taciuto. Questa tragedia sarà comunque un’onta per ogni corinaldese».
Solidale invece con l’amministrazione comunale il capogruppo della lista di maggioranza “Crescere è” Giacomo Anibaldi Ranco, con un discorso che non si discostava da quanto già affermato da sindaco e giunta comunale.
Il consigliere di minoranza Riccardo Piermattei ha evidenziato la colpa dei genitori: «diciamo cose come stanno – ha affermato – la colpa è di noi genitori, siamo noi che sapevamo come andavano le cose, sapevamo che la discoteca era una grotta, che non era proprio perfetta, ma siamo troppo distanti e non partecipiamo mai alle attività dei nostri figli».
Immediata la replica del sindaco Principi: «ogni preoccupazione è stata sempre gestita e io stesso sono andato a effettuare alcuni controlli, mettendoci sempre la faccia. Siamo convinti di aver fatto il percorso giusto ma lo dirà la magistratura. Certo è che se avessi saputo cosa sarebbe potuto accadere, avremmo agito. Sicuramente quella sera qualcosa non ha funzionato, ma oggi non possiamo dire “tutti sapevano”».
Diversi gli interventi durante la serata di molti cittadini, la gran parte dei quali già pronti con condanne e sentenze: si è capito così che la comunità è ancora molto provata dalla tragedia della discoteca in cui sono morti cinque minorenni e una mamma. C’è stato chi ha accusato i gestori del locale; altri cittadini hanno sottolineato l’incongruità della discoteca con l’età così giovane dei ragazzi presenti: «a 14 anni si sta a casa – ha detto Marco Guidi – non voglio fare polemica ma non è l’età adatta per una discoteca».
Fabio Amici, avvocato referente dell’associazione Acu Marche, ha evidenziato invece come nel piano di protezione civile comunale non fosse previsto il rischio che si verificasse un episodio simile a quello della discoteca “Lanterna Azzurra Clubbing”, quando numerose persone si radunano in un preciso e ristretto luogo e ha spronato l’amministrazione a organizzare convegni o seminari su tali tematiche: «Prendiamo Corinaldo come esempio per il futuro, perché vengano rispettate le norme, per prime dalle istituzioni. I piani vanno fatti e poi vanno messi in pratica, non lasciati in un cassetto».
Tra gli interventi anche quello di Vincenzo Fiore, il papà di un ragazzo presente all’interno del locale, che ha fondato un gruppo su Facebook “Giustizia per le vittime della Lanterna Azzurra” per raccogliere tutto il materiale possibile relativo a quella tragica serata in discoteca e consegnarlo agli inquirenti per favorire le indagini.
In chiusura i due interventi degli assessori Rosanna Porfiri (bilancio) e Giorgia Fabri (cultura). La prima ha sottolineato che ognuno debba dare il contributo per rispettare e far rispettare le leggi, in modo da lavorare insieme per una società davvero civile, in cui episodi simili non si verifichino. La seconda ha spronato a guardare la cultura non solo come un’attività espositiva o come un momento di spettacolo, ma all’attività educativa e formativa che può ricostruire la comunità così fortemente danneggiata dal dramma della discoteca Lanterna Azzurra.