SENIGALLIA – Si celebra oggi, 28 aprile, in un modo diverso da quello degli altri anni – a cui ormai ci stiamo pericolosamente abituando – la giornata mondiale per ricordare le vittime dell’amianto. A impegnarsi, come sempre, sensibilizzando le istituzioni e l’opinione pubblica su questa tematica è da anni l’Associazione lotta all’amianto (Ala) di Senigallia: il presidente, Carlo Montanari, nello spiegare che quest’anno non ci saranno iniziative pubbliche per motivi legati alle norme anti coronavirus, annuncia un’altra vittima tra quegli operai che lavorarono nella Sacelit.
Montanari ricorda Giancarlo Cucchi, 81enne che lavorò nel polo industriale presso il porto senigalliese, dove si produceva cemento amianto. Anche Cucchi, da tempo ospite alla fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, era stato colpito dalle patologie legate all’esposizione all’amianto, un materiale pericoloso con cui si lavorava a stretto contatto respirando le micro particelle, volatili, che si diffondevano nell’aria. Le stesse che hanno colpito anche Montanari e che continueranno a causare problemi per molti anni.
La giornata mondiale per le vittime dell’amianto si celebra in tutto il mondo dal 2005, quando durante il forum mondiale sull’amianto a Porto Alegre (Brasile) venne accolta la proposta dell’Abrea, associazione brasiliana degli esposti all’amianto, di istituire una ricorrenza ad hoc. Da allora l’Ala di Senigallia ha sempre celebrato questa data con iniziative pubbliche, funzioni religiose per le vittime dell’amianto, incontri e convegni anche in collaborazione con le istituzioni, di cui però ha lamentato spesso l’assenza.
«Quest’anno, data l’emergenza sanitaria, non è stato possibile – spiega il presidente Ala di Senigallia, Carlo Montanari – organizzare un apposito appuntamento, ma il pensiero alle tante vittime dell’amianto resta fortissimo. D’altra parte, non si può dimenticare che Senigallia, la città della Sacelit e dell’Italcementi, sente fortemente questa problematica a causa del decesso di oltre 300 dipendenti delle fabbriche della morte. E non possiamo nemmeno dimenticare che in Italia – dove sono ancora presenti oltre 40 milioni di tonnellate d’amianto – continuano a morire ogni anno cinquemila persone».
«Una strage silenziosa provocata dall’amianto custodito tra l’altro anche in tremila scuole del nostro Paese. Purtroppo ancora l’amianto esiste sotto forma di prodotti e nell’aria “spolverata” dalle lastre da bonificare rotte e che rilasciano fibre pericolosissime. Senigallia è una città critica in tutto ciò – conclude Montanari – e me ne rammarico che si continui a tralasciare un censimento che si richiede da anni».