SENIGALLIA – L’emergenza sanitaria, dovuta alla diffusione del coronavirus, si è fin da subito manifestata anche come grave crisi economica e, ora, la ripercussione è a livello sociale. E in questo contesto, durante «questa tempesta inaspettata e furiosa non siamo tutti sulla stessa barca, non siamo tutti uguali: ci sono coloro che non ne risentono affatto, ci sono addirittura coloro che ci guadagnano, ma ci sono tanti che la crisi la pagano e tanti altri che dalla crisi vengono travolti».
Sono le parole di Massimiliano Giacchella, esponente della formazione politica “Diritti al Futuro” di Senigallia, con le quali prova a spiegare l’analisi dell’emergenza in atto. «Queste drammatiche differenze sono già emerse in questo primo mese di lockdown che non ha solo limitato le libertà, la socialità e persino l’intimità quotidiana di tutti noi ma ha già intaccato profondamente le capacità di guadagno e spesso anche la dignità dei più deboli e degli ultimi. Disoccupati, lavoratori sfruttati al lavoro in “nero”, precari, stagionali, lavoratori intermittenti, partite iva, lavoratori dello sport e dello spettacolo e tutti quei lavoratori sospesi tra lavoro parasubordinato e autonomo e cioè lavoratori senza un contratto, senza tutele e senza quegli ammortizzatori sociali tipici del lavoro dipendente».
Dopo la crisi, saranno in molti a dover rialzare con difficoltà la testa. Ammesso che ci riescano. Sicuramente non tutti. Ma già prima c’erano enormi disuguaglianze che hanno contribuito (o persino causato) questo scenario in cui tantissimi sono costretti a cedere la propria dignità, mettendo da parte, definitivamente, sogni e ambizioni. «Non siamo tutti uguali nell’emergenza e non ci salveremo tutti nel post emergenza – continua Giacchella – se la volontà sarà quella di tornare a come eravamo “prima”, perché per molti quel “prima” significa povertà, sfruttamento, precarietà, mancanza di tutele, diritti e reddito. Perché, per molti, quel “prima” parla di lavori poveri e poverissimi. Non andrà tutto bene se le modalità saranno sempre le stesse e non andrà tutto bene e a tutti bene se a decidere tali modalità saranno sempre gli stessi che sono quelli che hanno “governato” politicamente, economicamente e finanziariamente la crisi del 2008».
La strada per cambiare le prospettive è proprio quella che porterà a un nuovo sistema. «Ci salveremo solo se sapremo rovesciare politicamente tutti i paradigmi errati che hanno dominato negli ultimi anni. Ci salveremo se sapremo, con un processo culturale e politico, ribaltare le regole e rimettere al centro la persona, la sua dignità, la sua capacità di autodeterminazione. Ci salveremo se saremo in grado di gestire questa importante partita su una scala europea e, perché no, globale, visto che la pandemia da covid è globale. Ci salveremo tutti se ci sarà redistribuzione di reddito e ricchezza. Ci salveremo tutti con contratti di lavoro veri e non posticci. Ci salveremo tutti con partite iva vere e non false. Invece, se ci limiteremo a tornare alla situazione di prima saranno tantissimi quelli che non si salveranno che andranno ad aggiungersi ai tanti che già non ce la facevano».