Senigallia

Coronavirus, Senigallia e fase 2: «Caro sindaco, fa’ sentire la voce dei tuoi cittadini»

Lettera del consigliere e avvocato Roberto Paradisi a Mangialardi, a nome di chi non può più permettersi di stare a casa e ha bisogno di ripartire: «Troppi non riescono ad andare avanti, mettiti al loro fianco»

Roberto Paradisi
Roberto Paradisi

SENIGALLIA – «Caro Sindaco, è ora che tu faccia sentire a livello nazionale la voce della città a cui non può in eterno essere ripetuto come un “mantra” da meccanici altoparlanti di “stare a casa”». Esordisce così la lettera al primo cittadino di Senigallia Maurizio Mangialardi scritta dal consigliere comunale nonché avvocato di Senigallia Roberto Paradisi. Un testo in cui si chiede a gran voce di poter ripartire dopo misure fin troppo restrittive stabilite per fronteggiare l’emergenza coronavirus, ma che ormai stanno durando da troppo tempo.

«Chi ha lo stipendio o la pensione o un vitalizio assicurati a fine mese, può permettersi di stare a casa. Gli altri no. Non più – interviene il consigliere di Unione Civica -. Abbiamo obbedito ligi a misure draconiane per tante settimane. Ormai troppe. Non siamo potuti nemmeno andare in chiesa per salutare i nostri morti. La nostra parte l’abbiamo fatta». L’invito che il consigliere rivolge al sindaco di Senigallia è quello di farsi portavoce delle istanze di un numero sempre maggiore di cittadini che non riescono ad andare avanti e chiedono quindi di programmare la fase 2 senza tanti indugi.

La voce dei cittadini e delle imprese si sta facendo più forte ogni giorno (di quarantena) in più che passa, nonostante le problematiche siano ancora attuali: è vero che stanno aumentando i dimessi dagli ospedali e i guariti (e i due termini non sono sinonimi); è vero che sta diminuendo il numero dei nuovi contagi, anche se pur sempre un aumento rispetto al giorno precedente: tutto ciò però non basta – secondo ampi fronti politici e scientifici – a riaprire completamente le attività e a tornare alla normalità.

Ma il consigliere va oltre: «L’isolamento assoluto non è tollerabile oltre» perché «di malattie si muore ma anche per mancanza di mezzi di sussistenza e di dignità». Altri Paesi hanno già aperto alcune attività tenendo al centro le misure di sicurezza, perché non farlo in Italia dove comunque «la Costituzione – spiega Paradisi, di professione avvocato – dispone il diritto al lavoro e impone allo Stato l’obbligo di favorire le condizioni per garantire il lavoro ai cittadini». Quegli stessi cittadini – lavoratori autonomi, precari, ristoratori, commercianti, artigiani, piccole e medie imprese – a cui l’assistenzialismo concede troppo poco. «Deve riprendere la vita, magari in modo diverso da prima, in sicurezza, con accorgimenti e presidi preventivi, ci mancherebbe. Caro Sindaco, sei il presidente regionale dell’associazione dei Comuni. Fai sentire la voce della città produttiva. Mettiti, per primo, a fianco di chi chiede dignità e rispetto».