Senigallia

Coronavirus, ripartono i tamponi allo stadio Bianchelli di Senigallia

Tornano i servizi diagnostici "drive through" che riducono i rischi per gli operatori. Test obbligatori per chi torna dai Paesi a rischio Covid

Il servizio "drive through" allo stadio Bianchelli di Senigallia per effettuare i tamponi per il covid-19. Foto di Carlo Leone, agosto 2020
Il servizio "drive through" allo stadio Bianchelli di Senigallia per effettuare i tamponi per il covid-19. Foto di Carlo Leone, agosto 2020

SENIGALLIA – Sono ripresi da alcuni giorni i servizi di diagnostica anti Covid presso lo stadio Bianchelli di Senigallia. Una decisione dovuta al recente incremento di casi positivi che ha interessato tutto il Paese e anche la regione Marche.

I controlli con tampone vengono effettuati nella zona posteriore dello stadio centrale: i drive through (lett: “guida attraverso”) permettono di accedere all’area con l’auto, di far avvicinare l’incaricato del tampone per il test e di ripartire senza mai scendere dal mezzo, in modo da ridurre fortemente il rischio di contagi per gli operatori.

I servizi diagnostici dureranno fino a tutto settembre, a meno che la situazione tra un mese non sia peggiorata, cosa che ovviamente nessuno si augura. In tanti temono infatti un secondo lockdown, ma in pochi assumono atteggiamenti prudenti come richiesto dalle autorità sanitarie nazionali, regionali e locali.

Per agevolare le operazioni è stato disposto l’accesso dal retrostadio, in via dello Stadio e, il divieto di sosta nelle vicinanze, nel tratto dal vecchio palazzetto dello sport fino a via Monteverdi, dalle 7.30 alle 12.30 tutti i giorni fino a tutto il mese di settembre. 

Per quanto riguarda la quarantena, invece, sono oltre 30 le persone in isolamento domiciliare a Senigallia e, per quanti tornano “da Croazia, Grecia, Malta e Spagna, qualora non abbiano effettuato un tampone risultato negativo nelle 72 ore precedenti l’ingresso, dovranno eseguire un tampone al momento del loro arrivo presso i varchi doganali portuali, aereoportuali e terrestri se possibile o a cura dell’azienda sanitaria di appartenenza”, recita una circolare Asur.