SENIGALLIA – L’emergenza coronavirus affligge anche Senigallia. E non solo perché contigua alla provincia di Pesaro Urbino; non solo perché anche sulla spiaggia di velluto, oltre al primo ricovero, alcune persone tengono comportamenti non conformi alle regole emanate dal governo, mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti. Tra le altre criticità c’è anche quella di chi si ritrova ad affrontare l’emergenza con scarse risorse di presidi sanitari e dispositivi di protezione individuale (dpi), come il comitato di Senigallia della Croce Rossa.
È proprio il neo presidente Andrea Marconi, a confermare la carenza di mascherine, occhiali tute e camici. «In questo momento stiamo agendo come nei giorni scorsi, facendo fronte con le nostre risorse e disponibilità interne di dpi – spiega – ma in magazzino non abbiamo scorte per un lungo periodo e ci stiamo attrezzando per rifornire di tutti i materiali che servono agli operatori della Cri».
La questione non è di poco conto, se si pensa che dipendenti e volontari del comitato senigalliese non sono solo impegnati nelle emergenze di 118 che si possono verificare in ogni momento e per cui devono agire immediatamente, ma anche per i servizi di trasporto sanitario – alcuni programmati, altri no – o per le dialisi, trattamenti non differibili. In ognuna di queste situazioni si può incappare in un paziente che potrebbe presentare dei sintomi ed essere tratto quindi come persona sospetta di infezione, con rischio per gli operatori di entrare in contatto con persone potenzialmente contagiose.
«Per alcune tipologie di servizio, come l’attività di soccorso di 118, c’è un reintegro immediato dei dispositivi di protezione individuali utilizzati dal nostro personale di Croce Rossa – continua Marconi – da parte dell’Asur tramite le scorte ospedaliere, ma per altri servizi questo non è sempre previsto per cui stiamo esaurendo le nostre scorte. Siamo però costantemente al lavoro per nuovi acquisti e rifornimenti».
La problematica è stretta anche sulla difficoltà di reperire detti materiali. Come si immaginerà in questo periodo c’è una forte richiesta di tali dispositivi di protezione individuale (dpi) come appunto tute, camici, mascherine, occhiali e altri materiali per prevenire il contagio dell’operatore che interviene. «Stiamo cercando su tutti i canali possibili, sia come associazione privata sia come ente convenzionato con l’Asur. E si stanno muovendo anche i comitati regionale e nazionale della Croce Rossa, oltre all’Asur stessa e alla Protezione Civile. Tra stasera e domani dovremmo essere in grado di avere altri dpi, ma la scorta non sarà rifornita di molto e un altro acquisto lo faremo nei prossimi giorni in base alle disponibilità. Il problema è che i materiali vengono ora a costare quattro o cinque volte tanto la cifra che serviva ieri. Le mascherine, ad esempio, sono passate da circa 2 euro a 8/9 o anche 12. Acquistare con certi prezzi – conclude Marconi – rischia di divenire un serio problema economico per il comitato, ma se non le reperiamo, saremo costretti a sospendere alcuni servizi».