Senigallia

«Covid-19 in continua ritirata»: rassicura dagli States il professor Silvestri di Senigallia

Il docente ad Atlanta ed esperto virologo critica i modelli catastrofisti e spiega perché i lockdown non sono la (sola) cura contro la pandemia

Guido Silvestri
Guido Silvestri

ATLANTA – Arriva da Guido Silvestri, docente di Senigallia alla Emory University di Atlanta (Usa), un breve bollettino sui dati dei  contagi da covid-19. Il virologo parla di una ritirata che continua imperterrita, un’affermazione basata sui dati diffusi dal Ministero della Salute italiano che di certo è molto rassicurante. «Siamo al 50° giorno consecutivo in cui cala il numero totale dei ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, da 595 a 572, quindi di altre 23 unità, e siamo ormai al 14% del picco». 

«Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri (da 8.957 a 8.695, quindi di altre 262 unità) e dei casi attivi (da 59.322 a 57.752). Siamo ormai – continua Silvestri – al giorno 19 dalla riapertura del 4 maggio, e del tanto temuto ritorno del virus non si vede neanche l’ombra». 

L’esperto di fama mondiale però si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e critica i cosiddetti catastrofisti“, secondo i quali «la stagionalità del virus non esiste, non c’è nessun effetto del clima, e l’unica cosa che riduce la diffusione di Covid-19 è la chiusura».
Già ieri, 23 maggio, il professore originario di Senigallia aveva dichiarato che «i “lockdown” non sono una panacea miracolosa contro il Covid-19, ma solo un tipo di intervento che funziona in modo parziale e variabile ed ha seri effetti collaterali, soprattutto se prolungato per diverse settimane, e che ci sono altri fattori importanti che regolano la mortalità da Covid-19, a partire da tracciamento ed isolamento rapido di casi e contatti, prevenzione dei contagi a livello di ospedali e RSA, preparazione del sistema sanitario, qualità delle terapie, stagionalità e fattori ambientali».

Oggi torna a ribadire il concetto «per spiegare che a 19 giorni dalla “riapertura” i contagi continuano a scendere anziché risalire, i “catastrofisti” devono postulare che ci sia in realtà un grande aumento dei casi che non è ancora stato scoperto (ma si scoprirà nei prossimi giorni) perché si fanno troppo pochi tamponi e/o perché c’è un ritardo nel segnalare i nuovi contagi. Questo è possibile, naturalmente, ma già nel Trecento l’aurea massima di Guglielmo di Occam “entia non sunt multiplicanda praeter necessitate” (“non si devono moltiplicare le cose se non ne sussiste la necessità”, ndr), ci metteva in guardia dal postulare la presenza e l’effetto di fattori la cui esistenza non è dimostrata. In altre parole, la sensazione è che la posizione “catastrofista” stia diventando giorno dopo giorno meno efficace nello spiegare in modo parsimonioso i dati che abbiamo a disposizione. Vedremo presto se questa nostra sensazione sarà smentita o confermata dai fatti».