Senigallia

Covid-19, la pandemia dall’altra parte del mondo. Intervista a Giorgia Kuhn, australiana per scelta, marchigiana di nascita

Giorgia ci racconta l'odierna situazione locale e come viene vista la gestione dell’emergenza in Italia dagli Aussie: «La situazione italiana mi sembra confusa e inconcludente»

Scorcio di Perth
Scorcio di Perth

SENIGALLIA – Il Covid-19 dall’altra parte del mondo. La pandemia non ha risparmiato nessun paese: a differenziarla è stato l’impatto che ha avuto sui diversi territori e la gestione messa in campo dai vari governi. Tra i paesi anglosassoni presi a modello c’è sicuramente l’Australia che, aiutata evidentemente anche da una scarsa densità di popolazione e da una conformazione geografica che la rendono di fatto un continente-isola, è riuscita a debellare o quasi il virus. A raccontarci quanto è successo negli ultimi mesi è Giorgia Kunh, marchigiana di nascita ma residente oramai in Australia dal 2011. Giorgia, originaria di Montemarciano e poi residente a Senigallia, dopo aver conosciuto nel 2013 colui che poi è divenuto suo marito, ha deciso di mettere radici in Australia e, più precisamente a Perth dove lavora come consulente per la prima assicurazione medica.

Giorgia Kuhn
Giorgia Kuhn

L’Australia è tra i Paesi che si menzionano meno quando si parla di pandemia: di fatto la situazione sembrerebbe sotto controllo. Dati alla mano, negli ultimi giorni sono stati registrati appena 9 nuovi casi con 0 decessi. Come è stato gestito il Covid-19 nel Paese?
«L’approccio adottato è stato subito abbastanza drastico. I confini del paese sono stati chiusi e i viaggi sia domestici che internazionali proibiti. Ogni stato ha poi adottato diverse misure. Parlando dell’Australia Occidentale (dove vivo) nel caso in cui il governo conceda al viaggiatore un’esenzione e gli venga permesso di rientrare, è obbligatoria la quarantena in hotel di 14 giorni. Ovviamente gli hotel sono scelti dal governo. Mentre inizialmente i 14 giorni erano a spese del governo, a partire dal 10 giugno 2020 è il viaggiatore che deve contribuire: $2520 più $60 al giorno per ogni viaggiatore aggiuntivo. Questo ha inevitabilmente diminuito il numero di richieste per le esenzioni di viaggio. Parlando della vita quotidiana nell’Australia Occidentale, per 8 settimane a partire da marzo 2020 le attività “non essenziali” hanno chiuso. Essendo una consulente per una delle principali assicurazioni mediche in Australia, ero considerata essenziale, ma ci è stato fornito tutto il materiale per poter lavorare da casa ed evitare spostamenti. Ci è stato proibito di spostarci anche da una regione all’altra. Nel caso di spostamenti necessari (come per esempio far la spesa) l’uso della maschera non è stato richiesto, ma il 1.5m di distanza era obbligatorio. Verso Maggio/Giugno le restrizioni si sono allentate e piano piano la vita è tornata alla normalità, ma gli spostamenti domestici e internazionali erano ancora vietati. Col passare dei mesi, i viaggi domestici sono stati reintrodotti ma ad intervalli, nel senso, se il Queensland registrava nuovi casi, il confine veniva chiuso di nuovo, ma solo con quello stato lì, e così via. Il 31 gennaio 2021 l’Australia Occidentale ha riportato il primo caso positivo dopo 10mesi “covid-free”. La risposta è stata la chiusura di tutte le attività non essenziali, più l’introduzione della mascherina obbligatoria per due settimane. Al momento in Australia Occidentale c’è un solo caso (attualmente in ospedale ma non nel reparto di terapia intensiva) e la vita è tornata alla normalità. Ma i confini rimangono chiusi».

Mappa di Perth
Mappa di Perth

Pochi giorni fa sono ripartiti da Sydney i primi voli per la Nuova Zelanda: il tutto grazie ad una ‘bolla’ che permetterà di spostarsi senza doversi sottoporre a una lunga quarantena. Primi segnali di un ritorno alla normalità?
«Personalmente spero che questo sia l’inizio della riapertura dei confini con tutti i Paesi compresa l’Italia. Il non poter vedere amici e parenti per me è devastante, soprattutto dopo l’arrivo della mia secondogenita, che ora ha 3 mesi e che vorrei i miei genitori conoscessero».

L’Australia, insieme a Giappone e Corea del Sud, è stata presa da esempio su scala mondiale per la gestione Covid-19 eppure, per quello che concerne le vaccinazioni, il paese sembra stia andando a rilento. Ad offrire un eloquente confronto numerico è il New York Times: se Washington ha vaccinato con due dosi quasi un quarto dei cittadini e Londra ha somministrato la prima dose a metà dei residenti, l’Australia ha immunizzato meno del 3% della popolazione. Come mai?
«Per quanto riguarda i vaccini, siamo decisamente indietro rispetto ai target stabiliti inizialmente, circa 1.7 milioni di dosi di somministrazione contro i 13 milioni che avevano previsto. Le motivazioni di questo ritardo non sono molto chiare nemmeno a noi. Di questo passo l’Australia sarà “completamente vaccinata” per Giugno 2023. Io spero sinceramente accada prima, soprattutto se uno dei requisiti per viaggiare diventerà appunto essere vaccinati».

Che impatto ha avuto il Covid-19 sull’economia del paese? E come è cambiato, se è cambiato, il modo di vivere nel paese? Che tipo di restrizioni avete avuto e come sono state percepite?
«L’impatto sull’economia del paese è stato indubbiamente notevole. Il lockdown ha inferto una profonda ferita nel campo alberghiero e della ristorazione. In aggiunta, le fattorie che contavano sui migranti in possesso del visto Working Holiday Visa per la raccolta della frutta si sono ritrovate a corto di personale, il che ha pesantemente rallentato il commercio di frutta locale. La benzina ha raggiunto gli 87c al litro! Il governo ha cercato di minimizzare gli impatti offrendo aiuti di milioni di dollari tra piccoli e grandi business, annullando il costo del nido per i lavoratori essenziali che potevano quindi usufruirne gratis, aumentando i pagamenti per le persone in cerca di lavoro e offrendo a business pacchetti per tenere il personale a casa anziché licenziarlo, pagando fino a $750 a persona a settimana. In aggiunta, sempre in Australia Occidentale (perché come ho già accennato ogni stato ha adottato misure diverse) ogni famiglia ha ricevuto un credito di $600 da utilizzare per il pagamento dell’elettricità».

Come viene percepita da Perth l’attuale situazione dell’Italia in termini di gestione dell’emergenza?
«Io personalmente posso dire che la situazione in Italia mi sembra confusa e inconcludente. Zone che continuano a cambiar colore, restrizioni quasi del tutto annullate la scorsa estate risultando poi in una seconda ondata, la paura che si ripeta anche con l’arrivo di questa estate…e tutto ciò mi scoraggia, perché più contagi vedo in Italia e più non solo temo per l’incolumità di amici e parenti, ma vedo anche più lontana la possibilità che l’Australia riapra i confini all’Italia stessa».