ANCONA – Nessun ristoro economico è previsto per quest’anno per le spese extra legate al covid sostenute dalle rsa marchigiane che offrono assistenza ad anziani non autosufficienti, disabili, minori e altre categorie di cittadini fragili. Lo affermano i gestori delle strutture socio assistenziali delle Marche, i quali accusano la giunta regionale di aver fatto una scelta «sconcertante» che potrebbe avere pesanti conseguenze dal punto di vista economico, sociale e occupazionale. Contro questa stessa scelta si sta muovendo anche il Pd regionale.
Più volte il portavoce del coordinamento regionale delle strutture marchigiane, Mario Vichi – che è anche presidente della struttura per anziani “fondazione Opera Pia Mastai Ferretti” di Senigallia – è intervenuto per sollecitare la politica regionale: lo scopo dei ripetuti gridi di allarme era quello di far aumentare i contributi alle strutture che svolgono un servizio sociale di rilevanza notevole ma che sono sotto la media delle altre regioni. Se a questa importante differenza si aggiunge anche il mancato o inadeguato ristoro delle spese sostenute in questi anni di pandemia, ecco che il comprensibile stato di crisi delle realtà del terzo settore diventa lapalissiano. Ma non per tutti.
«E’ con grande stupore e delusione – spiega Mario Vichi – che abbiamo appreso che la Giunta Regionale, in occasione dell’assestamento di bilancio dell’anno in corso, seppure avesse a disposizione circa 138 milioni di euro, ha deciso di non assegnare risorse economiche a questo delicatissimo e fragilissimo settore, dove indiscutibilmente l’emergenza sanitaria si è fatta maggiormente sentire. Le conseguenze di questa scelta regionale obbligherà gli enti gestori a dover chiedere agli utenti il ripiano dei costi extra della gestione covid, stimati in circa 5 euro al giorno. Tutto ciò è veramente incomprensibile in quanto, nei giorni precedenti, avevamo ricevuto da più parti chiare rassicurazioni in merito. Nell’ultimo incontro avuto con l’assessore Saltamartini (lunedì 15 novembre, a giunta appena conclusa) non siamo stati informati di questa decisione, che poi abbiamo saputo essere stata già assunta dalla Giunta regionale poco prima del nostro incontro».
«La Regione Marche – afferma ancora Vichi – praticamente non si è voluta impegnare verso questo settore in quanto ha deciso una linea più comoda, ed oltremodo incerta, di rinviare il tutto ad una decisione del Governo centrale che dovrebbe decidere se, e quanto, ripianare delle spese sostenute da tutte le Regioni per l’emergenza Covid per il 2021. Tuttavia, la Regione Marche per l’anno 2021, nei confronti di tutto il settore socio sanitario, non ha assunto alcun impegno di spesa in merito, al contrario di altre Regioni italiane (vedi Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, ecc.) dove gli enti gestori hanno già ricevuto appropriate risorse a ristoro di tali extra costi».
Secondo i gestori delle strutture socio assistenziali delle Marche che si occupano di anziani, soggetti fragili, minori, persone con dipendenze, vi sarebbe inoltre una «forte disparità di trattamento nei confronti dei cittadini marchigiani», tra chi gode di un servizio socio sanitario gestito direttamente dall’Asur e chi invece viene assistito da soggetti privati o enti convenzionati. Le sigle che hanno sottoscritto la protesta verso la Regione (Comitato Enti Gestori Strutture Per Anziani Senza Scopo Di Lucro, Comitato Aziende Pubbliche Servizi Alla Persona, Confcooperative-federsolidarietà’ Marche, Uneba Marche, Legacoopsociali Marche, Cnca Marche (Coordinamento Nazionale Comunità Di Accoglienza), Crea – Comitato Regionale Enti Accreditati Per Le Dipendenze Patologiche, Agci Solidarietà Marche, Aris, Acudipa – Associazione Italiana Per La Cura Dipendenze Patologiche, C.I.C.A. Coordinamento Italiano Case Alloggio Per Persone Con Hiv/Aids, Anaste Marche, Orme, Coordinamento Delle Comunità Di Accoglienza Per Minori Della Regione Marche) dovranno – in mancanza di aiuti pubblici – far ricadere i maggiori costi sull’utenza che già è intervenuta sul tema. «Un’insopportabile ingiustizia sociale».
Al rischio di aumenti dei costi sostenuti dalle famiglie delle persone assistite o di chiusura delle strutture socio assistenziali marchigiane, si sta muovendo parte della politica. Dal consiglio regionale, il capogruppo dem Maurizio Mangialardi punta il dito contro la giunta Acquaroli che «sembra aver deciso di lasciare al loro destino gli enti gestori del settore socio-sanitario, i quali durante la pandemia hanno continuato a erogare servizi di assistenza ad anziani, disabili, minori, soggetti con problemi di salute mentale e dipendenze patologiche».
Da mesi, spiega l’ex sindaco di Senigallia, «inascoltati dalla giunta regionale e dalla maggioranza che la sostiene in consiglio, denunciamo le difficoltà di queste strutture, duramente colpite dalla pandemia che ha fatto aumentare i costi di gestione e impedito l’accoglienza di nuove persone. Il rischio è di perdere sotto il peso dei debiti oltre un terzo delle strutture autorizzate che si occupano quotidianamente di ben 15 mila persone, di cui 12 mila anziani. Conosco bene la professionalità e la serietà degli enti gestori che stanno facendo di tutto per tutelare i loro ospiti. Ma è evidente che se la giunta manterrà ottusamente la propria posizione, continuando a scaricare indebitamente sul governo nazionale le proprie responsabilità, il conto sarà purtroppo pagato proprio dagli ospiti e dalle famiglie con un inevitabile aumento delle rette tra i 6 e gli 8 euro al giorno».