SENIGALLIA – I suoi ex amici l’avevano riconosciuta in un video in cui una persona tagliava le gomme della loro auto, ma alla fine è risultata estranea ai fatti. Finisce così, con l’assoluzione in tribunale per non aver commesso il fatto, la vicenda giudiziaria in cui era stata coinvolta una 46enne di Senigallia, denunciata da una coppia di persone con cui una volta c’era un rapporto di amicizia.
Quel rapporto si era incrinato per futili motivi ma dal settembre 2021 erano cominciati dei danneggiamenti ai mezzi – auto e motorini – della coppia. I due avevano così installato una videocamera di sorveglianza per cogliere sul fatto colui o colei che danneggiava periodicamente le vetture e i ciclomotori, riconoscendo nel video proprio l’ex amica. Ne era scaturito un decreto penale di condanna a carico di quest’ultima, impugnato dalla presunta autrice dei danneggiamenti perché si riteneva estranea alle accuse contestatele.
Solo oggi, 15 novembre 2024, il tribunale penale monocratico di Ancona, nella persona del giudice Renna, ha assolto l’imputata per non aver commesso il fatto, accogliendo la tesi del suo difensore, l’avvocato Corrado Canafoglia, che ha svolto delle indagini per dimostrare l’estraneità della donna rispetto ai gesti vandalici. La stessa era stata riconosciuta non dal volto, non visibile dal video, ma dall’andatura, dalla corporatura e dai capelli neri.
E invece l’imputata non solo quella notte si trovava a casa con la propria famiglia, ma era impossibilitata a muoversi per la rottura di due costole che le impedivano qualsiasi sforzo, tanto più il piegarsi per ben due volte sulle gomme di un’auto per bucarle. Ma c’è di più.
Durante il dibattimento è emerso che la stessa presunta autrice aveva in realtà subito danni da analoghi atti vandalici commessi da ignoti e, fatto ancor più singolare, che il decreto penale di condanna a carico dell’imputata era stato trasmesso in forma anonima alla sua datrice di lavoro ancor prima che venisse notificato all’interessata.
Un «particolare inquietante», spiega il suo legale, «che solleva dubbi su chi abbia avuto in mano il decreto penale di condanna ancor prima della parte interessata a questo giudizio e lo abbia comunicato con una lettera anonima alla datrice di lavoro dell’imputata con l’intento di cagionarle nocumento».
Per la 46enne di Senigallia «è la fine di un brutto periodo per me e per la mia famiglia. Mi sono ritrovata imputata per un fatto mai commesso», ma soprattutto sono «stata io stessa vittima da oltre un anno di atti vandalici analoghi a quelli di questo processo», senza contare che «c’è una persona che è entrata in possesso di un documento riservato ancor prima che venisse nelle mie mani e con la volontà di farmi male lo ha trasmesso alla datrice di lavoro».