SENIGALLIA – Ha confessato in lacrime, dopo sei ore di interrogatorio presso il Commissariato di Spoleto, Nicola Gianluca Romita, 47enne agente di commercio milanese fermato dalla Polizia sul Ponte delle Torri mentre minacciava di suicidarsi. L’uomo è stato a lungo interrogato dal procuratore capo di Spoleto Claudio Cicchella e, con estrema lucidità, ha ammesso di aver ucciso sua moglie Laura Papadia, 36 anni, vicedirettrice di un supermercato della città. Tra i due, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, vi sarebbero stati problemi di coppia già da mesi con continui litigi, allontanamenti e riappacificazioni.
«Ero esausto dopo tre mesi di litigi. Non ce l’ho fatta più…». Così Romita ha ammesso di aver strangolato Laura nel loro appartamento al centro di Spoleto, al culmine di una violenta lite, iniziata già nella notte e andata avanti per diverse ore fino all’alba, quando l’uomo le ha messo le mani al collo e ha stretto fino a soffocarla. Nel corso del sopralluogo eseguito dagli esperti della Scientifica della Questura di Spoleto, sono stati repertati nell’appartamento del delitto diversi oggetti, tra cui abbigliamento intimo e lenzuola, perché l’ipotesi degli investigatori è che Romita possa aver strangolato la moglie proprio con quelli e non a mani nude. Ipotesi che sarà eventualmente suffragata dal riscontro dell’esame autoptico che dovrebbe essere eseguito nei prossimi giorni, poiché si attende il conferimento dell’incarico al medico legale.
Gli inquirenti stanno anche sentendo le persone vicine alla coppia, gli amici, il padre di Laura partito dalla Sicilia appena saputo, purtroppo dalla tv, della tragedia accaduta a sua figlia. Saranno sentiti i colleghi di lavoro del supermercato dove Laura era vicedirettrice da due anni, i vicini di casa, le altre due donne con cui Romita ha avuto dei figli, una di queste residente in Sardegna. Proprio quest’ultima ha fatto scattare l’allarme la mattina di mercoledì quando, contattata dallo stesso ex marito che le confidava di aver ucciso l’attuale moglie, ha avvisato il 112 permettendo ai Carabinieri di recarsi nell’abitazione della coppia, a Marzocca di Senigallia. In quell’abitazione sulla Statale Adriatica però, Romita non c’era. I vicini non lo vedevano da circa una settimana mentre la moglie mancava da diversi mesi. Infatti quell’abitazione nelle Marche era utilizzata dall’uomo come rifugio durante i periodi di crisi coniugale, ci veniva da solo quando litigava e si allontanava dalla moglie. Solo successivamente lo stesso allarme scattato a Senigallia si è spostato in Umbria, nella seconda casa di proprietà dell’uomo, al centro di Spoleto, dove gli investigatori hanno rinvenuto il cadavere di Laura riverso ai piedi del letto ancora in pigiama, con segni sul collo e sul viso. Nella camera da letto, sebbene teatro di una violenta lite con una colluttazione, sembrava tutto in ordine e non vi erano segni apparenti di un litigio violento. Eppure, in quella stanza al quarto piano di una palazzo antico nel cuore di Spoleto, nella notte, la vita di una giovane donna era stata spezzata per sempre e con essa il sogno della maternità. Infatti sarebbe emerso che Laura desiderava ardentemente diventare madre. Il marito invece non voleva altri figli poiché ne aveva già due da due precedenti relazioni e sarebbe proprio questo uno dei principali elementi sui quali si potrebbe strutturare il movente del terribile omicidio. In ogni caso, gli inquirenti hanno anche avviato un’indagine patrimoniale per cercare di capire se vi siano altre ragioni di dissidio all’interno della coppia oltre al desiderio di Laura di avere un figlio, non assecondato dal marito. Le indagini sono attualmente in corso, intanto Gianluca Romita resta rinchiuso nel carcere di Spoleto con l’accusa pesantissima di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela.
