È morta ieri a Milano, all’età di 96 anni, Licia Rognini, nota per essere la vedova di Giuseppe Pinelli, l’anarchico accusato della strage di Piazza Fontana e poi fatto cadere dalla finestra della questura milanese tra il 15 e il 16 dicembre 1969. Forse non tutti sanno che Licia era di Senigallia.
Era nata infatti sulla Spiaggia di velluto il 5 gennaio 1928: era la figlia di un artigiano, un falegname che rifiutò il regime e che, per questa sua scelta, non trovò più lavoro. Fu costretto a trasferirsi in Lombardia con la famiglia, dove Licia cominciò primo le scuole d’avviamento professionale, poi iniziò a lavorare giovanissima per uno studio che si occupava di compravendite di immobili. Fino alla seconda guerra mondiale, quando poi dovette lasciare il capoluogo lombardo per trasferirsi nella capitale, scappando ai bombardamenti.
Proprio nel 1945 conobbe Giuseppe “Pino” Pinelli, che in seguito divenne suo marito. L’impegno politico fu uno dei tratti distintivi da allora, tra gli anarchici italiani. Poi arrivò il giorno della bomba di Piazza Fontana, il 12 dicembre ‘69, fatta detonare all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano. 17 morti e decine e decine di feriti. Le prime indagini portarono al fermo di vari indiziati, tra cui Pinelli. Venne trattenuto per tre giorni, poi volò giù da una finestra della questura. Suicidio si disse all’inizio.
Ma qui entrò in gioco il carattere di Licia Rognini che a quella storia non credette mai. Dei suoi 96 anni, ben 60 li ha passati a cercare la verità su quella notte in cui il militante anarchico perse la vita. Al suo fianco poi camminarono le figlie Silvia e Claudia.
Alla madre Licia nel 2015 l’ex presidente Giorgio Napolitano concesse l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. A Senigallia tornò spesso, fino a che l’età le consentì gli spostamenti. Alla famiglia sono giunte le condoglianze di varie personalità e realtà senigalliesi, tra cui il direttivo dell’associazione di storia contemporanea.