SENIGALLIA – «Non c’è stata nessuna violenza sessuale, è stata lei ad offrirsi». Si è difeso così l’ex pugile di 30 anni, questa mattina, davanti al gip Carlo Cimini, durante la convalida dell’arresto in carcere. L’uomo era finito in manette domenica mattina, per violenza sessuale e sequestro di persona nei confronti di una 40enne della provincia dorica che lo ha accusato di aver abusato di lei durante la notte e di averla picchiata in una stanza di un affittacamere (leggi l’articolo).
Una vicenda ancora tutta da chiarire e sulla quale anche la Procura sta procedendo con tutte le cautele e i dubbi del caso per una ricostruzione attenta dei fatti. Per questo il pm Paolo Gubinelli, titolare del fascicolo d’indagine, ha chiesto la scarcerazione del 30enne e una misura non custodiale pari all’obbligo di dimora a Torino, città di residenza dell’ex pugile. Contestata la violenza sessuale e le lesioni. La scarcerazione è stata chiesta anche dall’avvocato della difesa, Luca Bartolini. Il giudice, che ha convalidato l’arresto, lo ha rimesso in libertà con divieto di dimora nella provincia di Ancona.
Il 30enne, originario del Congo ma con cittadinanza italiana, ha raccontato al gip la sua versione dei fatti respingendo le accuse e parlando solo di un litigio scoppiato in camera per futili motivi e dopo aver consumato un rapporto sessuale consensuale. Non ci sarebbe stata violenza e nemmeno un sequestro di persona.
L’arrestato ha riferito che la donna si era offerta per una prestazione a pagamento, dopo averlo abbordato al Tartana, un locale del lungomare. Insieme sarebbero stati in un altro locale a bere fino a quando non sono saliti in camera da lui. Per l’uomo sarebbe scoppiato solo un litigio durante il quale i due sarebbero venuti alle mani. Così le lesioni riscontrate sul corpo della donna. Il 30enne ha raccontato che sarebbe uscito ben due volte dalla stanza, una per comprare le sigarette e un’altra per comprare delle paste da mangiare insieme alla donna e che lei poteva benissimo andarsene se si sentiva costretta. Sempre secondo la versione dell’ex pugile, la 40enne aveva il cellulare con sé e ha fatto anche alcune chiamate mentre erano in camera e se fosse stata costretta avrebbe potuto chiedere aiuto. Al momento la Procura ha come riscontro oggettivo il referto medico della donna, dimessa dall’ospedale di Senigallia con dieci giorni di prognosi. Le indagini proseguiranno per raccogliere elementi che potranno portare ad un eventuale processo o ad una richiesta di archiviazione.