SENIGALLIA – Il giorno dopo il blitz dei Carabinieri Forestali in un allevamento di suini della provincia di Ancona dove sarebbero stati riscontrati maltrattamenti e uccisioni con metodi cruenti e non secondo la normativa, interviene l’associazione Essere Animali che ha portato alla luce la vicenda.
La Procura di Ancona ha infatti disposto la perquisizione dei capannoni dove vengono allevati i maiali destinati poi a un noto produttore di prosciutti, a seguito della segnalazione dell’associazione animalista che ha realizzato una sua indagine grazie a una telecamera nascosta da un infiltrato.
Le forti immagini che Essere Animali ha diffuso (https://www.flickr.com/photos/essereanimali/sets/72157700667790645/) «mostrano agghiaccianti violenze compiute su animali e plurime violazioni alla normativa di protezione dei suini – si legge in una nota stampa dell’associazione in merito all’allevamento del senigalliese -. Una scrofa viene uccisa a colpi di martello, inferti per oltre 30 minuti prima che sopraggiunga la morte. I maiali sono spostati utilizzando costantemente il pungolo elettrico, anche su una scrofa gravida e su animali indifesi, impossibilitati a muoversi. I suinetti di minori dimensioni sono presi a calci, afferrati per le orecchie e lanciati. Una scrofa in prossimità del parto viene lavata con un’idropulitrice puntata direttamente sul muso. L’infiltrato ha filmato anche centinaia di suinetti morti, lasciati all’aperto e accumulati in secchi, in spregio alle minime norme sanitarie. Nelle gabbie di gestazione le scrofe vengono picchiate con violenza con una sbarra di ferro, mentre mostrano solamente un chiaro malessere per il confinamento in gabbie che diversi paesi europei hanno già vietato».
«Abbiamo – continuano i volontari dell’associazione Essere Animali – denunciato i responsabili e con una mobilitazione chiediamo alle Istituzioni di revocare le autorizzazioni e disporre la chiusura dell’allevamento».
Oltre alla denuncia, l’associazione ha lanciato una raccolta firme che sarà consegnata alla Procura di Ancona, all’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche, al Ministero dell’Agricoltura e al Ministero della Salute affinché si proceda urgentemente alla chiusura dell’allevamento.