Senigallia

Dad, protestano i docenti di Senigallia: «La scuola non deve essere ancora chiusa»

Chiesti investimenti contro la didattica a distanza: «Vaccinazioni utilissime ma servono anche altre misure per non sacrificare attività fondamentali come la scuola, la pratica sportiva e artistica, la socialità». Protesta sotto la Regione Marche

SENIGALLIA – La città è senza dubbio al centro di una forte ondata di contagi da covid-19 che sta generando molte preoccupazioni e difficoltà tra tutti i cittadini. Una grossa fetta di questi contagi si è diffusa nelle scuole, soprattutto nelle primarie e secondarie di primo grado, senza però tralasciare le secondarie di secondo grado. A farne le spese sono ovviamente bambini e ragazzi costretti a periodi di chiusura senza poter vivere a pieno quell’importante periodo che è l’infanzia o l’adolescenza, ma anche le stesse famiglie, con la dura prova di quarantene interminabili. Ci sono dei fattori che potrebbero aver influito negativamente alla risoluzione di alcuni problemi, lasciando di fatto il virus libero di circolare negli istituti scolastici dove sono molte le classi in quarantena e dove si torna a parlare di dad, la famosa “didattica a distanza”. Alcuni docenti di Senigallia hanno scritto una lettera aperta alla cittadinanza.

«La stanchezza per le continue limitazioni imposte dalla pandemia rischia di far perdere la lucidità a chi deve prendere delle decisioni importanti per la comunità – scrivono Raffaella Onori, Laura Provinciali, Patrizia Pasquali, Paola Piccioni e Vittorio Sergi -. Ci sono valori che non sono sacrificabili, tantomeno a quasi due anni dall’inizio dell’emergenza pandemica. Le recenti prese di posizione sulla stampa locale del Sindaco Olivetti in merito alle richieste di non meglio precisati “genitori” per la chiusura anticipata delle scuole per evitare che le quarantene mettano in difficoltà la tranquillità delle festività natalizie sono allarmanti e trasmettono una visione scorretta della scuola pubblica. Sono ugualmente preoccupanti le proposte circolate ad opera di altri sindaci della nostra regione di estendere l’utilizzo del green pass agli studenti scaricando le responsabilità istituzionali di difesa della salute pubblica sui comportamenti individuali di cittadini minorenni e gettando alle ortiche il diritto costituzionale all’istruzione». 

I docenti pongono alcune riflessioni: innanzitutto la scuola non è un ambiente più a rischio di altri, anzi, non solo si riesce a fare un tracciamento dei contagi ma si riesce anche a impartire un’educazione sanitaria, cosa che non avviene altrove, come molti luoghi di lavoro. Parlare di dad quindi è come non voler sentire gli allarmi sulle gravi ripercussioni sociali, psicologiche e culturali che portano molti giovani ad autoisolarsi finendo preda di dipendenze tecnologiche, depressione, fino al drastico aumento dei suicidi nella età adolescenziale registrato da varie pubblicazioni scientifiche. «Le scuole sono lasciate sole a gestire il rischio di contagio senza strumenti di tracciamento adeguati. Alcune famiglie fanno addirittura pressione per ottenere il collegamento in DaD come strumento preventivo senza considerare i danni all’apprendimento ed allo sviluppo sociale dei propri figli e le difficoltà per chi come noi docenti lavora alla didattica ogni giorno».

Eppure gli strumenti per prevenire certe situazioni ci sono tutti. «Le vaccinazioni sono un mezzo utilissimo per limitare i danni del covid ma vanno accompagnate da misure logistiche ed organizzative efficaci per ridurre i rischi di contagio senza sacrificare attività fondamentali per lo sviluppo psico-sociale dei giovani come la scuola, la pratica sportiva e artistica, la socialità». Potenziare i trasporti, eliminare le classi pollaio, spostare le attività all’aperto, fornire maggiori e migliori spazi dedicati all’infanzia e all’adolescenza non sono obiettivi irraggiungibili ma ovviamente chiedono impegno, organizzazione e risorse. 

Se la pandemia ha un lato positivo è solo quello di fornire l’occasione per ripensare la scuola e gli spazi. E invece si torna a parlare di sacrificare il diritto dei giovani alla socialità e all’istruzione. All’inefficacia dei sistemi di tracciamento, si aggiunge «l’incapacità della Regione Marche e delle sue articolazioni sanitarie locali nei dipartimenti di prevenzione delle Asur di assicurare il rispetto dei protocolli di prevenzione adottati a livello nazionale per difendere la scuola in presenza. La scuola non è un servizio “a la carte” né uno dei tanti ambienti virtuali ma è un diritto costituzionalmente garantito – spiegano i docenti che concludono – essa è il luogo fisico della eguaglianza e della democrazia di base: non dobbiamo chiudere un’altra volta le scuole. Esigiamo dalla Regione Marche investimenti ed interventi a difesa della salute e della istruzione in presenza all’altezza della situazione».