SENIGALLIA – Continuano le rimozioni delle bacheche informative di associazioni culturali e sportive, sindacati e partiti politici dal centro storico di Senigallia. Da alcune settimane infatti l’amministrazione Olivetti ha dato avvio all’operazione che risponde alle intenzioni espresse dalla giunta Angeloni bis e dal consiglio comunale del novembre 2009: risale a oltre dieci anni fa infatti l’approvazione del piano particolareggiato del centro storico (ppcs) che prevede varie prescrizioni per migliorare il decoro della città antica.
Tra queste, alcune riguardano appunto le bacheche informative, la maggior parte delle quali è – o meglio era – affissa lungo corso II Giugno e le vie adiacenti. Alla base dell’operazione di rimozione c’è principalmente la considerazione che sono per lo più tutte vecchie, arrugginite, esteticamente non valorizzabili ma soprattutto non conformi alle norme dettate dal piano elaborato dall’arch. Cervellati.
Durante il doppio mandato Mangialardi è stato osservato un lungo periodo di “transizione”, in cui le bacheche non sono state toccate, pur essendo partiti gli avvisi ai responsabili di associazioni culturali, sindacali e politiche. Ora, a fronte degli anni trascorsi e della mancata rimozione o sostituzione, l’amministrazione Olivetti ha fatto sua questa missione: prima sono state inviate delle comunicazioni con riferimento alle ordinanze adottate in giunta, poi ha iniziato a rimuoverle. In pochi però hanno gradito.
Nello spazio dato in concessione al Partito della Rifondazione Comunista di Senigallia, è stato affisso un manifesto critico su tale scelta. “L’assessora Campagnolo – si legge – con la scusa di rendere la città più bella ha pensato di rimuovere le bacheche dei partiti politici e dei sindacati perché brutte, inutili e in contrasto con il piano del centro storico. Il Ppcs contiene molte prescrizioni su vetrine, tende solari, insegne, targhe, pedane, gazebi, pavimentazioni stradali, etc. Il 12 aprile abbiamo scritto al sindaco per sapere se fosse sua intenzione applicare tutte le prescrizioni del piano. Ancora non abbiamo avuto risposta. Olivetti facci sapere. Senigallia Resistente – Rifondazione Comunista Senigallia”.
Tre sono le principali critiche rivolte prima all’amministrazione Mangialardi e ora a quella Olivetti. In primo luogo si tratta di «una vera discriminazione nei confronti di partiti politici e sigle sindacali – spiega Rosaria Diamantini, responsabile Prc Senigallia – a cui quegli spazi sono stati dati in concessione. Qui nessuno è contrario alla questione del decoro, ma o le norme si fanno rispettare a tutti oppure qui siamo di fronte a una forte limitazione alla libertà di espressione».
Un secondo aspetto è il fatto di non aver ricercato il dialogo con le varie realtà associative e politiche per trovare una soluzione che permettesse di mantenere le bacheche informative. «Si sono presentati come la maggioranza del dialogo e dell’ascolto, ma non c’è stato nulla di tutto ciò» afferma ancora Diamantini. In diversi infatti hanno chiesto di poterle rinnovare, alcuni anche con idee davvero innovative ma poi non si è riusciti a concretizzare nulla e le bacheche informative sono man mano sparite.
Il terzo nodo ora al pettine è la mancanza di un’alternativa valida: la soluzione trovata anni fa è stata quella di installare col tempo due totem digitali (il primo nel 2018, dopo ben 9 anni dal ppcs) che potessero in qualche modo sostituire le bacheche e fornire al fruitore sia le notizie che i riferimenti di ogni realtà cittadina che ne facesse richiesta.
Il problema è che uno dei due dispositivi, quello posizionato in piazza Manni di fronte alla biblioteca comunale e agli uffici Iat e Urp, è spento; l’altro, situato ai giardini Catalani in viale Leopardi, è sottoutilizzato, praticamente inutile. Ha uno stampo prettamente commerciale: la permanenza su una singola pagina di una qualsiasi associazione è troppo breve per poter leggere un manifesto o uno scritto politico, mentre è troppo lunga la rotazione di tutti gli spazi delle varie associazioni: prima di poter continuare nella lettura di un testo o di poter ritornare alla pagina desiderata si devono attendere alcuni minuti. Un tempo di attesa inconcepibile che rende difficilmente fruibile il totem. «Le persone devono leggere in trenta secondi e poi attendere qualcosa come quattro minuti prima di poter continuare a guardare il contenuto che più interessa loro: è troppo. Gli utenti si stancano ad attendere e vanno via. Ora di fatto manca una compensazione a questa specie di esproprio. Ma non erano loro quelli del dialogo e dell’apertura?» conclude Diamantini.