Senigallia

Ancora un anno di commissariamento per la fondazione Città di Senigallia

Regione Marche ha deciso che l'avvocato Canafoglia rimane al suo posto fino a metà 2024. Politica locale in subbuglio. Campanile: «Una sconfitta clamorosa della destra». Mangialardi: «Assenza di valide motivazioni per la proroga»

La residenza protetta della Fondazione Città di Senigallia
La residenza protetta della Fondazione Città di Senigallia

SENIGALLIA – Rinnovato dalla giunta della Regione Marche l’incarico di commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia all’avvocato Corrado Canafoglia. A pochi giorni dalla scadenza della proroga (prevista per metà aprile), il presidente marchigiano Acquaroli e i colleghi di giunta hanno approvato all’unanimità il rinnovo dell’incarico fino al 30 aprile 2024 “e comunque fino all’approvazione del bilancio consuntivo 2023”. Un atto che ha già suscitato qualche polemica, come preannunciato da alcuni interventi politici dei giorni scorsi.

Nella delibera di giunta n.445 del 27 marzo scorso, infatti, si legge che è necessario “adottare il presente atto” dato il “non completo superamento dello stato di criticità della Fondazione”, condizione che, assieme a tutte le difficoltà evidenziate nei giorni scorsi dallo stesso commissario, suggerisce di “non operare immediatamente il previsto passaggio delle attività di gestione dall’organo commissariale all’organo amministrativo ordinario, essendo necessari per tale transizione tempi tecnici che, allo stato, non appaiono sostenibili”.

La notizia del rinnovo dell’incarico di commissario all’avvocato Canafoglia, figura molto nota in città, ha aperto il dibattito che di fatto non si era mai assopito su tale tema. «Se l’anno scorso il commissariamento aveva una logica – dichiara il capogruppo di Amo Senigallia Gennaro Campanile – quest’anno la sua riconferma segna una sconfitta clamorosa della destra senigalliese che governa la città. Infatti lo stesso commissario scrive testualmente nella sua relazione di fine mandato: “continuare nell’opera di risanamento, portare a termine il progetto industriale della casa di comunità e dell’ospedale di comunità, affrontare le problematiche che deriveranno dall’emissione della sentenza (…) Autostrade” sono “attività che difficilmente possono essere portate a compimento da un CdA di nomina politica, che gestirebbe l’ente con logiche politiche (…) che nulla hanno a che vedere con una sana gestione aziendalistica”. Non c’è bisogno di tradurre: il sindaco Olivetti e la sua maggioranza (che include Fratelli d’Italia) non sarebbero in grado di nominare un consiglio di amministrazione autorevole e, soprattutto, capace di gestire la fondazione senza “logiche politiche”. Se non si voleva correre il rischio di perdere lo slancio del commissario sarebbe stato sufficiente proporlo presidente con l’aggiunta di quattro consiglieri. Questa è la realtà e non sarà certo un comunicato di parole muscolose o mieloso a cambiarne la sostanza. Ai senigalliesi facciamo presente infine che l’uomo che ricorda ogni volta le 200 delibere del CdA non trascritte (che noia, non si riesce a trovare un altro argomento dopo due anni?) da due mesi non pubblica più le delibere sul sito della fondazione. Per ogni mese del 2022 e per gennaio 2023 sono pubblicate le delibere, poi silenzio. Che occorra commissariare il commissario per gestione poco trasparente?» si domanda ironico Campanile.

Corrado Canafoglia
Corrado Canafoglia

Anche il capogruppo Pd in Regione Maurizio Mangialardi interviene sul tema: «Resto sbalordito di fronte alla totale assenza di valide motivazioni che hanno portato la giunta Acquaroli a prorogare l’incarico del commissario straordinario della Fondazione Città di Senigallia. Basti dire che è stato lo stesso commissario, fin dalla premessa della sua relazione di fine mandato, a parlare di gestione difficoltosa. Un eufemismo, considerati gli irrisori risultati ottenuti, per di più ottenuti quasi esclusivamente sulla pelle dei dipendenti, vittime di demansionamenti e licenziamenti, e tagliando i servizi erogati dall’ente. Che poi il commissario, confermando la sua allergia alla democrazia, attribuisca la responsabilità del suo insuccesso ai gruppi di minoranza che in consiglio regionale e comunale hanno sollevato critiche circa la sua nomina, è solo un ulteriore elemento che avrebbe dovuto indurre la giunta regionale a prendere atto dell’inadeguatezza di quell’incarico e a chiudere questa stucchevole parentesi del commissariamento. Una scelta, questa sì seria e credibile, che avrebbe smascherato il pilatesco atteggiamento del Comune di Senigallia, costringendolo, come previsto dalla legge, a nominare subito un nuovo consiglio d’amministrazione. Anche perché, non va dimenticato, che sulla nomina del commissario straordinario pende ancora un ricorso davanti al presidente della Repubblica riguardante la sua legittimità».

«La verità – aggiunge il capogruppo dem – è che oggi le difficoltà della Fondazione, così come quelle di tutti gli altri enti gestori, risiedono principalmente nella mancata erogazione dei contributi richiesti alla Regione Marche per far fronte all’incremento dei costi e alla contestuale riduzione degli ingressi durante il Covid. Richieste che con diversi atti ed emendamenti al bilancio abbiamo più volte sostenuto come Partito Democratico dal 2021 a oggi, senza mai trovare né il favore del centrodestra regionale, né tanto meno l’appoggio del commissario straordinario. Che ciò – si chiede in conclusione Mangialardi – abbia a che fare con la volontà di sottrarre per altro tempo la gestione della Fondazione al legittimo controllo democratico del Comune di Senigallia? E, magari, continuando a ricompensare lautamente, ovviamente a spese dei cittadini di Senigallia, il commissario straordinario per il sostegno dato al centrodestra in occasione delle elezioni regionali del 2020? Credo che gli elementi a disposizione permettano a chiunque di dare la giusta risposta a questi quesiti».