SENIGALLIA – Non accenna a placarsi la polemica seguente alle forti parole del consigliere comunale senigalliese di Fratelli d’Italia, Davide Da Ros, che ha definito i partigiani «vigliacchi». Anzi, un altro esponente del partito di Meloni, Massimo Bello, ha usato le medesime parole nei confronti dei protagonisti della Resistenza, facendo scattare persino il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi.
Da Ros aveva usato tale parola in occasione della mozione per intitolare una via a Berlinguer e una ad Almirante. Proprio l’aver messo sullo stesso piano i due politici italiani aveva suscitato le reazioni in consiglio comunale, ma la polemica è proseguita sui social network dove a dare man forte al consigliere di FdI è intervenuto anche l’altro esponente senigalliese.
Queste le parole postate su Facebook da Massimo Bello: «Sardella, consigliere pd di Senigallia, prima di parlare studi la storia: a liberare Senigallia furono i soldati polacchi, i partigiani senigalliesi furono capaci solo di uccidere preti, donne e giovani, anche minorenni, all’epoca, in camicia nera, disarmati – come Licurgo Allegrezza, zio della sua collega di partito, Elisabetta Allegrezza, addirittura finito in ospedale, dopo essere stato ferito gravemente, con una esecuzione degna dei Corleonesi – e come Antonio Bordoni ucciso in un agguato, mentre tornava a casa, anche lui come Allegrezza, armati solo della propria camicia nera. Mi dispiace per lei Sardella, il consigliere Davide Da Ros (FdI) ha ragione; i partigiani, a Senigallia (e anche per larga parte nel resto d’Italia, come documentato da Pisano’, prima e, sulla sponda opposta, da Pansa, poi) furono solo dei vigliacchi. Le bugie, Sardella, hanno le gambe corte come i libri di storia del compagno Villari che, voi, nipotini di Stalin avete voluto imporre come libri di testo…» (Cit. Luca Mercuri).
Sul profilo di Maurizio Mangialardi è invece stato pubblicato un lungo post: «Si sa, quando il sole della cultura è basso anche i nani possono sembrare dei giganti. È probabilmente questo il motivo che permette a certi personaggi di scambiare i propri vaniloqui per argute riflessioni, senza che neppure si rendano conto di quanto possano essere penose e farneticanti le loro parole. Capita così che un noto esponente di Fratelli d’Italia, celebre più che altro per la sua ingloriosa parentesi amministrativa in un Comune del nostro territorio, al solo scopo di attaccare il consigliere del Partito democratico Simeone Sardella si permetta impunemente di insultare tramite Facebook la Resistenza e i partigiani senigalliesi, accusandoli di vigliaccheria e di ogni sorta di nefandezza.
Accuse che di certo denotano nel personaggio in questione un totale sprezzo del ridicolo, ma soprattutto un cinismo senza eguali che ignora le sofferenze, i lutti e le infamie subite proprio dalle popolazioni del nostro territorio durante la seconda guerra mondiale, tra cui i drammatici eccidi di Arcevia e di Monte Sant’Angelo, costati la vita a decine di partigiani e civili. Tragedie che videro sempre a fianco dei nazisti, nella solita e più che adeguata veste di servi schiocchi e crudeli, i fascisti delle nostre zone. Gli stessi che per qualcuno, evidentemente, rappresentano ancora oggi un richiamo ideale, etico e politico.
Sarebbe invece bene che questi nostalgici da operetta, pseudo storici “da bar stadio” e lettori seriali di calunniatori, iniziassero ad andare oltre la loro ristretta visione da Minculpop, ad abbandonare le loro ossessioni nei confronti dei partigiani cattivi e comunisti, a provare a conoscere anziché propagandare idiozie conclamate. Facessero lo sforzo di essere seri, avessero il buon gusto di non citare le faziose e strampalate ricostruzioni di Giorgio Pisanò e Giampaolo Pansa, rifiutate in blocco da tutta la comunità scientifica, di destra, di centro e di sinistra. Provassero (ma costa fatica) a studiare il dibattito storiografico più recente, peraltro meno ideologizzato rispetto al passato.
Magari riuscirebbero finalmente a scoprire che tra quei partigiani che si ostinano a definire vigliacchi ci furono non solo i tanto odiati comunisti, ma anche e soprattutto grandi uomini che si rifiutarono di servire Hitler, militari fedeli al giuramento prestato al proprio Paese, antifascisti di tutte le culture politiche – socialisti, cattolici, repubblicani, liberali – costretti a trascorrere i migliori anni della propria vita all’estero, lontano dai propri, al confino, in carcere o in clandestinità, solo per essersi opposti alla dittatura di Mussolini e alla dottrina mortifera del fascismo. Magari capirebbero anche perché, molto correttamente, l’ultimo consiglio comunale ha respinto la mozione con cui il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia avrebbe voluto intrinsecamente equiparare il profilo limpido e democratico di Enrico Berlinguer a quello di Giorgio Almirante, proponendo per entrambi la dedica di una via.
Concludo dicendo che in genere non sono abituato a dare a tali soggetti così tanta importanza da rispondergli pubblicamente, ma in questo caso ho ritenuto di dover fare un’eccezione per il profondo sentimento di riconoscenza che provo nei confronti di chi riscattò a costo della propria vita la dignità dell’Italia dalla vergogna del fascismo e per il sincero affetto che mi lega da sempre all’Anpi e, in particolare, alla bella figura di Nibbio Greganti.
Maurizio Mangialardi
Sindaco di Senigallia»