SENIGALLIA – «Il vero problema dell’Italia non sono i migranti, non è la sicurezza del paese ma sono le mafie». Non usa mezzi termini don Luigi Ciotti, fondatore e presidente dell’associazione Libera, intervenuto ieri (27 febbraio) a Senigallia nell’ambito del ciclo di appuntamenti “LiberaIdee. Il viaggio”.
Al pubblico del teatro La Fenice, don Ciotti ha spiegato che le mafie esistono da oltre 160 anni ma stanno cambiando e operano in modi sempre più complessi, allargando il loro raggio d’azione, anche nell’economia reale. Da qui la necessità estesa a tutte le fasce d’età, a tutti i ceti sociali, a tutte le realtà istituzionali, associative e professionali del paese di conoscerle meglio, di capire quali metodi usa la criminalità organizzata.
Il presidente della ong che si appresta a festeggiare l’anno prossimo il quarto di secolo dalla fondazione, sempre ieri ha incontrato prima oltre 800 studenti delle scuole cittadine e poi i rettori delle università marchigiane. Incontri in cui sono stati spiegati dati importanti.
Innanzitutto le mafie non stanno scomparendo ma si stanno estendendo: anche se diminuiscono gli episodi violenti e gli omicidi, il modus operandi sta diventando una pressione a funzionari e politici sempre più silenziosa, una corruzione sempre più dilagante in Italia, e nessuna regione è immune.
Poi c’è quel confine sempre più labile tra legalità e illegalità, dove molte persone si trovano ad agire, spesso anche inconsapevolmente; è proprio quell’area grigia che viene presa di mira dalle mafie: molti guardano e non intervengono, non segnalano, non denunciano e così cresce l’organizzazione criminale.
Infine, quella paura che spinge a non denunciare è alla base di quel sentimento di insicurezza che viene solleticato da alcuni politici per fini puramente strumentali, sfruttando a un livello culturale tra i peggiori d’Europa: ecco quindi che l’attenzione viene spostata verso gli stranieri, verso i migranti, colpevoli di cercare una vita migliore in un altro paese.
Carico di speranza per il futuro è l’appello di don Ciotti alla platea di Senigallia a non perdere l’identità umana, ad accogliere i migranti, a resistere agli impulsi razzisti che emergono in ogni parte d’Italia: «non si può andare in chiesa e poi negare l’accoglienza» ha detto, cercando di smuovere le coscienze di un paese fanalino di coda in Europa sia per sviluppo economico che per istruzione. È questa la strada da intraprendere per dare corpo alla speranza di un futuro libero da mafie e corruzione.