SENIGALLIA – Ecco pronto il progetto che tanto sta facendo discutere la città, nel senso di collettività, e la Regione, nel senso di ente istituzionale. Il costruendo ponte Garibaldi, dopo le mille polemiche sull’impatto architettonico, paesaggistico, urbanistico e viario, è sostanzialmente confermato: sarà un ponte ad arco, come recentemente realizzato per la ciclovia adriatica sul fiume Cesano, con la sola differenza che non sarà posizionato in mezzo al nulla ma nel pieno di un centro storico ampliato in quella zona nel ‘700.
Le novità sono presto riassunte. Se la struttura rimarrà quella preventivata a luglio scorso durante la conferenza stampa di presentazione da parte dei vertici di regione, struttura commissariale e comune, sarà tutto il contesto intorno a subire qualche modifica. Il progetto non prevede più una pista ciclabile ma ben tre: o meglio sarà sempre una quella che passerà sopra la struttura, ma sotto, per sfruttare lo spazio del lungofiume, ci saranno altri due percorsi, in mezzo a un po’ di verde che ora è stato abbattuto o che lo sarà a breve. Verde che dovrebbe andare a costituire una specie di giardino urbano, qualunque cosa voglia quest’espressione che mal cela la piantumazione di qualche pianta e l’installazione di una panchina.
Novità anche per il lavatoio “Il Coppo” che risale al 1800 quando i panni si lavavano in luoghi aperti e condivisi, anche per finalità di socializzazione delle persone in un’epoca ormai lontana. Ebbene quel posto che oggi è un po’ dimenticato – solo una targa sporca ne rievoca il suo utilizzo – sarà valorizzato con luci che offriranno un impatto diverso, fermo restando che sarà sostanzialmente sovrastato dal moderno impalcato.
Un’ultima modifica riguarda l’inserimento nel progetto di ponte Garibaldi di due ascensori per permettere alle persone con ridotta mobilità o con carrozzine e passeggini di accedere dall’altra parte e quindi da via Rossini raggiungere il centro storico e dai portici Ercolani andare verso stadio e ospedale.
Gli interventi mirano – come specificato dal vicecommissario Stefano Babini – a rendere «gradevole» l’infrastruttura che finora non ha riscosso grandi consensi e che ormai è divenuto un progetto definitivo. Sull’altezza di oltre 2,20 metri sul margine dei muretti non c’è più nulla da dire: regione, struttura commissariale (che praticamente coincidono) e comune hanno ribadito che le norme sul franco idraulico non possono essere bypassate né si può ottenere il risultato con strumenti idraulici come i martinetti da usare in caso di emergenza. Di cosa si parlerà a febbraio prossimo – quando si dovrebbe tenere il consiglio grande come richiesto dalle opposizioni consiliari, associazioni cittadine e da migliaia di firme – rimane dunque un mistero. Ormai è tutto deciso e margini per modifiche, come ribadito dall’assessore regionale Aguzzi, non ve ne sono.