SENIGALLIA – Le elezioni comunali a Senigallia, di cui si è conclusa solo la prima fase, lasciano oltre a uno strascico di commenti che stanno facendo discutere la città, anche tempo per riflettere sulle scelte fatte e su quelle che centrosinistra e centrodestra dovranno fare in vista del ballottaggio del 4 e 5 ottobre prossimi.
Innanzitutto non mancano quanti ripensano a posteriori sulle decisioni prese tempo fa in termini di alleanze e separazioni, che avrebbero potuto portare più o meno voti rispetto a quanto invece accaduto. Un esempio è quello della rottura tra Pd e Campanile, che se non fosse avvenuta avrebbe forse consentito al centrosinistra di vincere al primo turno. Ma anche nel centrodestra si riflette sul passato: i lunghi mesi a trovare la quadratura del cerchio, la diatribe interne pronte a scoppiare alla prima occasione hanno lasciato l’amaro in bocca in tanti elettori: non tutti gli scontenti del centrosinistra erano convinti della bontà del progetto sfociato poi nella candidatura di Olivetti. Ne è prova il fatto che le liste civiche di Campanile, Molinelli e Battisti – ognuna con la sua “potenza di fuoco” – rappresentano insieme un quinto dei votanti senigalliesi.
Ma con i “se…” si fa poca strada. Ecco perché, terminata il primo turno, c’è ora da guardare solo in avanti: fra nove giorni si torna alle urne, per il ballottaggio tra il candidato del centrosinistra Fabrizio Volpini, che ha raccolto il 43,39%, e quello del centrodestra Massimo Olivetti che si è fermato al 34,24%.
Nel centrosinistra si preannuncia impossibile il dialogo “ricostituente” tra Volpini e Campanile, ex colleghi nella prima giunta Mangialardi: il medico senigalliese ha spiegato di voler innanzitutto vincere le elezioni al ballottaggio e poi pensare a una squadra di governo. Per farlo avrà bisogno di un maggiore sostegno da parte della città ed è proprio ai cittadini che si rivolge quando spiega che la partita vede contrapposte destra e sinistra e che sono in gioco i valori su cui si basa la storia democratica della città. Sembra ridursi al minimo la possibilità di ricucire un dialogo interrotto mesi fa: d’altronde Gennaro Campanile non le ha mandate a dire quando in aula consiliare, martedì 22 settembre, ha chiesto le scuse del Pd (dell’ex senatrice Amati in particolare) e che «venga dichiarato ufficialmente che le primarie non me le hanno volute far fare: se fanno un bagno di umiltà, se fanno mea culpa, allora torniamo alla pari: poi dovrebbero sposare il mio programma. Non credo che succederà».
Potrebbe invece avvicinarsi Paolo Battisti (L’altra Senigallia con la sinistra) che si è fermato al 3,36%: quest’ultimo ha sostenuto di non voler lasciare la città in mano alle destre ma che nel centrosinistra ci dovrà essere un cambio di rotta, riferendosi alle politiche di governo della spiaggia di velluto che negli anni hanno ricevuto critiche anche dalla sinistra.
Più speranze ci sono però con gli elettori di Rosaria Diamantini (Senigallia Resistente) e Alessandro Merli (Potere al Popolo) che hanno sempre duramente contestato la destra e che comunque si riconoscono in certi valori della sinistra, forse abbandonati un po’ dal Partito Democratico negli anni. Sostegno non scontato dunque. L’unica donna candidata a sindaco a queste elezioni comunali, Diamantini, ha fatto sapere che, «per gli ideali a cui ci ispiriamo e a cui tendiamo, non potremmo mai dare indicazioni di voto e fare apparentamenti perchè se è vero che da una parte la destra rappresenta l’individualismo, la competizione più sfrenata con atteggiamenti e metodi sempre più fascisti e razzisti, è purtroppo altrettanto vero che il PD è ben lungi da essere una forza realmente progressista e motore di cambiamento. Visto che nessuno ha la disponibilità del voto dei propri elettori, noi useremo questo tempo fino a domenica 4 non per indicare, ma per valutare eventuali impegni che Volpini vorrà prendersi non in relazione a diritti civili o temi valoriali, ma in fatto di diritti sociali e reale partecipazione dei cittadini».
Dialogo più che aperto invece nel centrodestra che, pur con 9 punti percentuali di svantaggio, vede concreta la possibilità di una rimonta al ballottaggio grazie alle alleanze strategiche. La prima è quella, già pronta, con Paolo Molinelli: che sosterrà Olivetti l’aveva annunciato il giorno stesso dello spoglio delle schede: «Io nasco come alternativo al centrosinistra». A questo punto ci si chiede se la sua fosse stata una vera candidatura o se fosse in realtà una strategia politica ben studiata per accaparrarsi anche i voti dei civici di Senigallia Bene Comune: nei giorni precedenti aveva firmato un patto con Acquaroli mentre nei mesi scorsi il suo nome era in ballo proprio al posto di Olivetti. Con il suo apparentamento però non è possibile sapere quanti lo seguiranno nel centrodestra e quanti invece voteranno per Volpini al ballottaggio. Ai giornalisti ha detto di non volere però assessorati in cambio del sostegno alle urne. C’è poi l’opportunità di portare a destra i voti di Campanile che aveva dichiarato «oggi sono l’ago della bilancia», sempre a patto che vengano inglobati nel programma di governo i contenuti che l’ex assessore ha sviluppato in questi mesi. Un’eventuale alleanza con Campanile e Molinelli potrebbe portare il centrodestra di Olivetti alla pari e addirittura a superare lo sfidante Volpini. Giochi insomma più che aperti: si combatterà fino all’ultimo voto.