SENIGALLIA – «La diversità di Potere al Popolo rispetto a tutti i partiti e movimenti che abbiamo visto finora è che noi vogliamo riportare al centro della discussione politica l’idea di società in cui viviamo, per contrastare tutto ciò che negli anni del liberismo è divenuto sfruttamento: sfruttamento dei lavoratori in nero e dei precari, delle donne, dell’ambiente, delle risorse pubbliche perché finiscano in mano alle banche e ai privati. A tutto questo noi vogliamo dire “no” ed ecco perché siamo diversi dalle altre sigle che si presenteranno alle elezioni politiche del 4 marzo».
A parlare è Giorgio Cremaschi, sindacalista ed ex presidente del comitato centrale della Fiom, ora esponente di rilievo e candidato con la lista Potere al Popolo.
«Il progetto Potere al Popolo parte da queste elezioni, non vi si ferma: per noi l’obiettivo non è aggiudicarsi una poltrona ma creare una rete che possa opporsi a questo sistema di ricchezza distribuita alle banche, al sistema della finanza europea che sta distruggendo l’economia di interi paese, al fiscal compact e alle politiche del lavoro messe in campo da una sinistra che non si distingue più dalla destra. Spesso una legge sbagliata viene portata avanti con continuità prima da uno e poi dall’altro schieramento. Basti pensare alle privatizzazioni che una volta erano attribuite alla destra e ora vengono messe in pratica dal Partito Democratico».
«Qua nelle Marche l’esempio della sanità è lampante per capire il concetto: si creano dei disservizi, poi si chiudono alcune realtà perché non sono più utili e di fatto si consegna la sanità ai privati. Ma questo non è solo un problema di servizi: ha anche un risvolto sociale perché la privatizzazione aumenta il divario tra chi può permettersi le cure e chi invece non ha le risorse per farlo. Per cambiare la situazione non si può continuare a votare chi ci ha traghettati in questo sistema, bisogna lottare. Potere al Popolo è l’unica lista candidata alle elezioni politiche del 4 marzo che ha nel programma un cambiamento drastico».
«Nemmeno Liberi e Uguali rappresenta quella svolta che può servire al paese: è il finto centrosinistra che cambia nome, che si trasforma, ma è sempre quello. Così come il Movimento 5 Stelle ha esaurito quella spinta propulsiva che aveva all’inizio e si sta allineando sempre di più ai partiti tradizionali. Il nostro punto di forza che sta convincendo molte persone a aderire è proprio la nostra alternatività a questi partiti. Vogliamo fare piazza pulita delle legislazioni dannose nei confronti dei lavoratori, vogliamo restaurare quei diritti lesi da decenni di politiche liberiste. Basti guardare dove ci ha portato il libero mercato: l’Italia non va male per caso, dobbiamo recedere da un sistema che ci sta assoggettando sempre di più alle banche e a un’idea di Europa che non è quella per cui si era partiti 60 anni fa».
Tra i punti nel programma di Potere al Popolo c’è l’enorme taglio alle spese militari per sostenere invece il sistema scolastico pubblico: «la legge sulla buona scuola voluta dal governo Renzi ha peggiorato la situazione creatasi con la riforma Gelmini. Stiamo andando verso un modello in pieno stile americano, da rigettare completamente, anche perché si sta creando un sistema aziendalistico come è già in atto nella sanità che non produce buoni risultati. La nostra eccellenza era proprio il sistema welfare che viene smantellato pezzo per pezzo. Siamo tornati indietro di 100 anni a livello sociale. Non dobbiamo permetterlo, ma serve un cambio di mentalità forte per poter ritrattare quanto legiferato finora. E tanta lotta».