Senigallia

Senigallia, l’escavo delle critiche è costato una “barca” di soldi: l’allarme del centrosinistra

Diritti al Futuro e Pd Senigallia e valli Misa Nevola lanciano l'allarme per i costi lievitati a fronte della messa in sicurezza del territorio non ancora effettuata: «Progetto e intervento sono inutili e sbagliati»

Partiti e subito fermati i lavori di escavo del fiume Misa a Senigallia nel tratto finale dalla ferrovia alla foce. Foto di Carlo Leone, dicembre 2020
Partiti e subito fermati i lavori di escavo del fiume Misa a Senigallia nel tratto finale dalla ferrovia alla foce. Foto di Carlo Leone, dicembre 2020

SENIGALLIA – L’escavo del tratto terminale del porto della Rovere torna al centro del dibattito politico dopo l’intervento da parte di “Diritti al futuro”, “PD Senigallia” e “PD zona Misa e Nevola” che lamentano un grosso spreco di risorse pubbliche mentre la messa in sicurezza del territorio ancora latita. 

Ma andiamo per gradi perché a gennaio 2021 lungo il molo di levante apparve una gru con un braccio molto lungo e il tabellone di cantiere ci informava che sarebbero stati eseguiti lavori di escavo del canale e di adeguamento della sezione idraulica del tratto terminale dal ponte RFI alla foce. «C’era un progetto (non pare vero) che prevedeva l’approfondimento del fondale di circa 2.5-3.00 m (circa 24.000 mc di fanghi da prelevare), che sarebbero serviti per il ritombamento di una ex cava vicina (costo dell’intervento € 459.437,45) – spiegano dal centrosinistra vallivo -. I lavori furono interrotti appena 10 giorni dopo in seguito ai sopralluoghi in cava e in cantiere di ARPAM, Guardia di Finanza, Guardia Costiera! Il cantiere, umanizzandolo, si finse morto, come di fronte a una bestia feroce per non essere aggredito, al che il presidente Netti affermò che i lavori (fermi già prima del ricorso al Tar Marche che non concesse la sospensiva) sarebbero ripresi dopo l’estate 2021 e i mezzi di cantiere e la recinzione furono rimossi». 

Dopo mesi e mesi, però, del dragaggio non se ne seppe più nulla. Il cantiere si era fermato ma le voci no. «C’era chi sosteneva necessario lo spostamento dei 3.000 mc di fanghi, pari ad 1/8 del totale da progetto, dalla ex cava ad una discarica autorizzata in quanto questi materiali, contenenti cloruri, con il dilavamento rischiavano di inquinare la falda freatica – continuano da Diritti al futuro e dal Pd vallivo -. Questa operazione sembra sia stata fatta e che sia costata, tra trasporto e smaltimento, oltre € 600.000 euro, 150.000 euro in più di quanto sarebbe costato il dragaggio progettato e messo a gara». 

A distanza di oltre due anni dalla rimozione del cantiere, un atto ufficiale (il Decreto n. 690 del 31 agosto 2023, del Dirigente del Genio Civile Marche Nord) informa che è stato aggiornato il Quadro Economico dell’intervento di escavo del canale e di adeguamento della sezione idraulica a valle del ponte RFI. «Immaginiamo una tabella con due colonne in cui confrontiamo a sinistra il Quadro economico del progetto aggiornato con il dragaggio di 3.000 mc di fanghi (1/8 dei 24.000 mc di progetto) costato € 185.267,91, pari al 40% del costo del progetto iniziale, e a destra 24.000 mc al costo di € 459.437,45. Le “voci di corridoio” non erano infondate. Infatti nel nuovo Quadro Economico appare una nuova voce “Oneri conferimento a discarica” per un importo di € 794.203,11, che certifica l’operazione di trasferimento e smaltimento in discarica. Il nuovo Quadro economico, ovviamente a consuntivo dei lavori eseguiti, è di € 1.330.173,85 (voce da mettere nella tabella a sinistra) a fronte degli € 870.000,00 previsti dal prospetto del progetto, a firma dell’Ing. Nafez Saqer (da mettere a destra). Per il dragaggio di 3.000 mc si è speso circa 460.000 € in più che per l’escavo dei 24.000 mc iniziali. Pertanto appare evidente l’errore progettuale che ha previsto, nonostante le analisi dei materiali di dragaggio fatte in fase di progettazione, l’utilizzo dei fanghi per ritombare una ex cava di fondovalle piuttosto che il conferimento del materiale in discarica o in mare. Il risultato è che questi maggiori oneri finanziari, con impegno a favore del Consorzio di Bonifica, sono messi a carico del bilancio regionale 2023/2025, annualità 2023 sul capitolo 2090120194 “Spese per interventi di realizzazione e manutenzione straordinaria di opere idrauliche”. Parrebbe una storia conclusa con spese aggiuntive che però sarebbero dovute essere previste fin dall’inizio! Ma non è così, perché l’area di intervento è al di fuori del demanio idrico, infatti a valle del ponte FF.SS. la competenza è del Demanio Marittimo quindi è palese anche l’incoerenza del capitolo di spesa».

Ma non è finita qui. «Per chi dovesse decidere di proseguire la lettura si prepari a fare schizzare l’indignometro oltre la scala di accettazione massima, infatti non solo si è speso di più e imputando l’aumento su un capitolo sbagliato. I lavori di dragaggio progettati sono del tutto inutili! Il Consorzio di Bonifica nel progetto sostiene che sarebbero serviti ai fini della mitigazione del rischio idraulico ma sappiamo che le piene fluviali rimuovono immediatamente e gratis quello che viene ritenuto un “tappo”, barra di foce, riportando il fondale a batimetriche ancora maggiori di quelle in progetto, come ha dimostrato l’ing. Rognoli, ex amministratore della Gestiport. In conclusione possiamo dire che il progetto e l’intervento sono inutili, sbagliati, parzialmente realizzati e che sono costati € 1.330.173,85, mentre la messa in sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture sono ancora da avviare».