SENIGALLIA – A un anno di distanza dalla morte di Federico Carboni, il senigalliese primo italiano ad aver ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, oltre al dibattito a livello nazionale, qualcosa si muove anche sotto l’aspetto normativo. Dopo la presentazione della proposta di legge 129/22 da parte dei consiglieri del Partito Democratico, c’è stata la nomina dei relatori che presenteranno l’atto in consiglio regionale dopo l’estate, presumibilmente tra settembre e ottobre.
Il Pd regionale e di Senigallia tornano dunque a parlare di diritti civili. Lo fa a un anno esatto dalla scomparsa del 44enne. Noto inizialmente come “Mario” per questioni di riservatezza, il senigalliese tetraplegico da 12 anni dopo un incidente stradale morì il 16 giugno 2022, tramite auto iniezione di un farmaco approvato dalle autorità sanitarie marchigiane, dopo aver avuto l’accesso all’iter sul fine vita.
Un iter lungo e doloroso, durato due anni in una condizione irreversibile e fonte di enormi sofferenze. Nonostante potesse recarsi in Svizzera, Carboni poté presentare richiesta in Italia di accedere al suicidio medicalmente assistito e rimanere così, fino alla fine, vicino ai suoi cari, assistito dall’associazione Luca Coscioni. Fu possibile grazie alla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Marco Cappato-Fabiano Antoniani (dj Fabo).
«Una battaglia di civiltà per sé e per tante altre persone malate – ha spiegato oggi Maurizio Mangialardi, capogruppo dem in consiglio regionale e relatore della proposta di legge sul fine vita (Cancellieri, Lega, per la maggioranza) – affinché la sua vicenda potesse spingere il Parlamento ad approvare finalmente una legge in linea con il comune sentire dei cittadini italiani. Una legge capace di codificare nel nostro ordinamento l’intero complesso di principi, regole e rapporti collegati al tema del fine vita. Non era né scontato, né dovuto: per questo Federico merita la gratitudine di tutti noi».
Dal suo esempio e dalla volontà di fare luce su alcuni aspetti rimasti in ombra nonostante la sentenza della Corte costituzionale – che ha dovuto colmare in qualche modo un vuoto legislativo – è nata la la proposta di legge 129/22 che verrà discussa in autunno. Si tenterà di dare certezze, anche per quanto riguarda la tempistica, sull’iter che le persone malate dovranno affrontare garantendo che le istituzioni diano risposte e valutazioni in un breve arco di tempo che potrebbe essere quello di tre settimane.
Analogamente, anche in altre regioni è stato presentato un progetto di legge, come ha ricordato Filomena Gallo, citando i casi di Sardegna e Puglia, mentre in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Piemonte, Basilicata e Lazio si è ancora alla raccolta firme o la si è appena terminata. La segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, dopo aver portato i saluti della madre di Federico Carboni e annunciato la creazione di un intergruppo parlamentare, ha spiegato che «questo percorso di legge regionale prova a eliminare i lunghi tempi di attesa: chi fa richiesta di accedere al suicidio medicalmente assistito è in fase di maggior difficoltà, con sofferenze intollerabili, e non può attendere anni». IL VIDEO MESSAGGIO DI MARIO
Durante l’iniziativa è intervenuto Massimo Barocci, segretario comunale del Partito Democratico, che ha puntualizzato come una democrazia non possa permettersi di far scappare le persone all’estero (e solo per chi può permettersi di pagare) per vedersi riconosciuto il diritto ad andarsene senza sofferenze da una situazione irreversibile. Assieme a Francesca Agnusdei, coordinatrice del gruppo di lavoro Diritti civili del Pd, e a Luana Pedroni, componente del Pd senigalliese ma anche volontaria dell’associazione Luca Coscioni, sono stati annunciati nuovi interventi perché tutte le persone siano informate delle possibilità che hanno in campo sanitario e legale ma che non sanno di avere.