SENIGALLIA – Un imprenditore del settore tessile è stato arrestato dai finanzieri della Tenenza cittadina per evasione fiscale. Oltre 1,7 milioni di euro il debito con lo Stato accumulato da un soggetto di origine cinese il quale, per anni, ha omesso di pagare le imposte. Il meccanismo è sempre il solito “apri e chiudi”, una strategia che vede susseguirsi negli stessi capannoni, con gli stessi operai, macchinari, fornitori e clienti, diverse aziende che nascono e muoiono nel giro di pochi mesi o anni, in modo da poter evitare i versamenti fiscali.
L’arresto è solo l’ultima tranche dell’operazione “Domino”, una complessa indagine della guardia di finanza partita addirittura nel 2016 che ha permesso di denunciare ben 68 persone di nazionalità cinese per reati fiscali quali riciclaggio e autoriciclaggio di proventi illecitamente accumulati: invece di pagare le tasse e versare i contributi previdenziali sfruttavano manodopera in nero e coi proventi giocavano online e acquistavano beni di lusso. Ben 57 le imprese coinvolte tra il 2016 e il 2021 nel territorio tra Senigallia, Trecastelli, Ostra e Mondolfo, che hanno aggirato il fisco per 23 milioni di euro. Ora l’arresto, l’ultimo capitolo di una vasta operazione delle fiamme gialle.
L’uomo operava nel settore del confezionamento di vestiti e altri capi di abbigliamento: dalle minuziose indagini, svolte con il coordinamento della Procura della Repubblica di Ancona, è emerso che ha gestito cinque diverse ditte in cinque anni: formalmente erano intestate ad altrettanti prestanome, ma le gestiva di fatto lui, chiudendole sistematicamente con cadenza annuale per evitare di dover pagare i versamenti fiscali. In concreto però l’attività non cessava mai: la nuova ditta che subentrava a quella appena chiusa operava nello stesso capannone, con gli stessi macchinari, gli stessi clienti e fornitori. Aveva solo cambiato l’intestatario, solitamente un prestanome scelto tra i lavoratori della realtà cessata.
In cinque anni ha gestito flussi finanziari per oltre 5,2 milioni di euro, il provento delle commissioni da parte di società italiane, accumulando un debito erariale enorme: i finanzieri, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Ancona, hanno eseguito nei confronti suoi e dei cinque prestanome individuati un sequestro preventivo per equivalente di oltre 1,7 milioni di euro. Sotto sequestro sono finiti conti correnti riconducibili all’indagato, crediti presso terzi per quasi mezzo milione di euro, copiosa documentazione extra-contabile, un appartamento nel centro di Bologna, autovetture, furgoni e oltre 130 macchinari per cucire, lasciati in giudiziale custodia presso l’opificio. I sequestri, effettuati anche nei confronti di prestanome, sono stati confermati successivamente anche dal competente Tribunale del Riesame. All’interno degli stabilimenti produttivi sono stati trovati anche sette lavoratori in nero, il che ha dato il via anche all’applicazione di una maxisanzione che potrà sfiorare il 75 mila euro.
Dopo il sequestro, però, l’uomo non si è fermato ma ha dato vita come se nulla fosse a una nuova ditta con sede nella provincia di Pesaro-Urbino, con le stesse modalità, clienti, fornitori: per farlo ha prelevato anche importanti pezzi meccanici dai macchinari sotto sequestro, rendendoli inutilizzabili, trasferendoli nella nuova sede. Da qui la denuncia anche per violazione degli obblighi di custodia. Dato il comportamento dell’imprenditore cinese, il gip dorico ha disposto gli arresti domiciliari.