Senigallia

Ex Rossini, Campanile critica il sindaco e la sua idea di demolirlo

«Abbattere è facile, come è facile immaginare spazi verdi da “cartolina” - spiega il candidato di AmoSenigallia - ma poi esiste la vita di tutti i giorni, i problemi della quotidianità»

L'ex-politeama Rossini a Senigallia
L'ex-politeama Rossini a Senigallia

SENIGALLIA – Parcheggio, locali commerciali, sede per convegni, ma non un giardino. È l’idea di Gennaro Campanile, candidato a sindaco di Senigallia, riguardo l’ex-politeama Rossini, da decenni in degrado e su cui ciclicamente si torna a parlare.

Seppure senza un’idea precisa, l’ex assessore Pd si dichiara aperto al dialogo sul futuro di un’area strategica per Senigallia. Area per la quale non vede bene l‘ipotesi ventilata dal sindaco Mangialardi di abbattere le ultime pareti rimaste in piedi e farne un giardino con un percorso che apra la visuale alla rocca roveresca.

La visuale, dopo l’abbattimento dell’ex politeama Rossini, lascerebbe uno scenario inedito, come già ricordato dal presidente di Italia Nostra, Virginio Villani, e contrastante con tutti palazzi antichi e moderni che si potrebbero intravedere. E Campanile fa sua questa obiezione lanciando un appello pubblico affinché venga accantonata l’ipotesi della demolizione.

«Abbattere è facile, come è facile immaginare spazi verdi da “cartolina” – spiega il candidato di AmoSenigallia – ma poi esiste la vita di tutti i giorni, i problemi della quotidianità». Partendo proprio da quelli, Campanile immagina che l’ex Rossini possa divenire «un mercato coperto (come in tante città esiste) per i piccoli commercianti, una sala adeguata per convegni e congressi (cosa che a Senigallia manca, fondamentale per il turismo convegnistico), un parcheggio (interrato e/o multipiano) per l’accessibilità del centro storico culturale, economico ed amministrativo della città». Insomma, va bene tutto tranne il giardino, che non sarebbe granché utilizzato.

«Senigallia è una città diversa tra estate ed inverno, nei giorni feriali o in quelli festivi ed il futuro degli spazi va pensato in quest’ottica di diversità con l’obiettivo dell’accoglienza, senza la quale i turismi (al plurale) non hanno le infrastrutture necessarie. Apriamo – conclude – un dibattito che coinvolga la città prima di decidere, tout court, la demolizione di una parte della nostra identità cittadina».