Senigallia

La famiglia Raffaeli ha riabbracciato Marco: «Ora sta meglio, ma quanti ostacoli»

I parenti del 31enne di Senigallia denunciano singolari comportamenti da parte dei sanitari e della polizia indonesiana: «Sensazione di vedere Marco ostaggio di un paese solo apparentemente ospitale, ma che ci vedeva come uno strumento per far denaro»

Marco Raffaeli
Marco Raffaeli

SENIGALLIA – Finalmente i familiari hanno potuto riabbracciare Marco Raffaeli. Il giovane senigalliese, che nella tarda serata di domenica 24 maggio grazie a un volo speciale di Stato è tornato dall’Indonesia dove aveva avuto il 21 aprile scorso un grave incidente stradale, è ancora in terapia intensiva e si trova attualmente all’ospedale di Torrette di Ancona. La gioia della famiglia del 31enne si è dovuta però scontrare con le mille difficoltà, a partire dall’emergenza coronavirus.

Oltre un mese di angoscia prima di poter vedere il giovane per il quale ora si apre una seconda fase, quella della riabilitazione. «Marco ora sta meglio» fanno sapere, ma le problematiche sanitarie non mancano. E a quelle si aggiunge «la sensazione – scrive la famiglia Raffaeli – di vedere Marco ostaggio di un paese solo apparentemente ospitale, ma che ci vedeva come uno strumento per far denaro». Dalle notizie altalenanti sulle condizioni di salute, alle «continue e talora singolari richieste di denaro dei sanitari indonesiani per qualsiasi attività medica e paramedica di cui aveva bisogno», fino alle «pressioni della polizia locale volte a farci firmare verbali relativi all’incidente stradale in lingua indonesiana senza comprendere pienamente cosa ci fosse scritto».

Accuse ribadite dalla famiglia anche con un preciso ricordo dell’ultima, in ordine di tempo, trattativa «incessante e durata alcuni giorni», con cui «l’ospedale di Bali ci minacciava, seppur con il sorriso, di non far uscire Marco dal nosocomio per essere imbarcato in aereo se non avessimo saldato le ultime loro richieste di denaro: mai ci siamo sottratti a pagare, ma spesso tali richieste erano incomprensibili».
Grazie a una raccolta fondi, attivata dagli amici, sono stati utilizzati per far fronte alle spese mediche e di trasporto circa 45.000 euro. «Eventuali residui di somme non utilizzate per riportare Marco in Italia e/o per curarlo anche durante la fase della riabilitazione, saranno destinate interamente ad opere di beneficenza» fa sapere la famiglia Raffaeli.

Lo striscione degli amici per il rientro in Italia di Marco Raffaeli
Lo striscione degli amici per il rientro in Italia di Marco Raffaeli

Dalla famiglia un ringraziamento speciale all’avvocato Corrado Canafoglia e al capo dell’ufficio consolare dell’Ambasciata Italiana a Giacarta, Giandomenico Milano, i quali hanno aggirato ostacoli e burocrazia folle, anticipando ogni possibile difficoltà che avrebbe impedito o rallentato il rientro in Italia; oltre all’équipe medica che ha accompagnato il 31enne nel volo di rientro in Italia, al 31esimo Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, al Ministero degli Esteri, all’Unità di crisi preposta a queste missioni di salvataggio e agli Ospedali Riuniti di Torrette di Ancona.