SENIGALLIA – Il Teatro La Fenice si prepara ad ospitare ‘Figlie di Eva‘, commedia quasi tutta al femminile, scritta da Michela Andreozzi, Vincenzo Alfieri e Grazia Giardiello, con Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere, Michela Andreozzi e Massimiliano Vado, che firma anche la regia. Un po’ Pigmalione, un po’ Club delle prime mogli, un po’ Streghe di Eastwick, ‘Figlie di Eva‘ è la storia di una solidarietà ma anche della condizione femminile, costretta a stare un passo indietro al genere maschile ma capace, se provocata, di tirare fuori risorse geniali e rimontare vincendo in volata. A raccontarci i retroscena è Michela Andreozzi, una delle tre protagoniste, nonché autrice del testo.
Quale è la genesi dello spettacolo? Come nasce ‘Figlie di Eva‘?
«Io stavo scrivendo quello che doveva essere un soggetto per il cinema insieme a Vincenzo Alfieri che è un altro degli autori: l’intento era quello di parlare delle donne e della condizione femminile; ne è nata la storia di queste tre donne rovinate da un uomo, una storia che bene si sposava con la dimensione teatrale con personaggi molto incisivi e ben caratterizzati».
Quale è il messaggio che vorresti far arrivare al tuo pubblico?
«Lo spettacolo è incentrato sul ruolo delle donne costrette per molti anni a stare un passo indietro rispetto alla figura maschile a causa dei pregiudizi e degli stereotipi sul gentil sesso. Si dice che “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” ma dietro una grande donna chi c’è? Nessuno…ovvero è la donna stessa a muovere il mondo. Sul palco ci sono tre donne, Elvira è l’assistente perfetta, Vicky la moglie e Antonia l’insegnante che sta aiutando il figlio del politico a laurearsi. Dopo essere state usate vengono scaricate e decidono di vendicarsi contro quest’uomo, figura onnipresente sul palco che di base non si vede mai. Poi, c’è il fare squadra che non è una cosa per nulla scontata nell’universo femminile: ed invece vale il tutti per uno e uno per tutti. Il successo di questo spettacolo sta nel fatto che ha intercettato proprio questo cambiamento della figura della donna, anche fuori dal palco: finalmente in prima linea ed unite, consapevoli del loro valore. Oltre tutto in questa evoluzione concorrerà in maniera decisiva e positiva anche un altro protagonista maschile».
Quale è la protagonista delle tre che più ti assomiglia?
«Assolutamente Elvira, ovvero quella che interpreto. Va detto che subito dopo aver finito di scrivere abbiamo contattato Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere: i personaggi sono assolutamente cuciti intorno a noi tre. Elvira è una specie di cardinale Richelieu, cattivella, una condottiera…anche un po’ stronza… sono di fatto io sul lavoro! Maria Grazia è una sorta di First Lady apparentemente svampita, costretta ad aderire ad un ruolo pre-confezionato, mentre Vittoria è un po’ la Cenerentola delle tre che fa convivere la sua eleganza innata con la sindrome di Tourette ed un linguaggio bello ruspante».
Com’è dividere il palco con le tue colleghe?
«Siamo in giro oramai da quattro anni e siamo diventati una famiglia, tanto che stiamo pensando di condividere un altro progetto; abbiamo oramai una nostra routine…poi gli aneddoti si sprecano…tipo quella volta che abbiamo viaggiato per dieci giorni con l’auto piena di cedri… eravamo in costiera amalfitana: da quelle parti Maria Grazia è idolatrata ed accolta come il santo patrono…un vecchietto dolcissimo, vedendola in un locale mentre pranzavamo, si è subito innamorato ed ha deciso di regalarle dei cedri… tipo quattro cesti…non sapevamo proprio dove metterli e ci abbiamo dovuto viaggiare per un sacco di tempo fino a che Maria Grazia ha deciso di regalarne un po’ ai tecnici.»
Cosa devono attendersi i tanti che affolleranno il Teatro?
«Si devono aspettare di ridere fino alle lacrime perché lo spettacolo è esilarante e rodatissimo ed uscire con qualche pensiero e riflessione sulla condizione femminile, con la certezza di aver visto un gran bello show…la gente esce contenta!»