SENIGALLIA – Non si è ancora esaurito in città l’eco del consiglio grande. Quello svoltosi sabato 9 giugno è di fatto il primo momento di confronto su un tema di enorme interesse pubblico quale la sicurezza del bacino idrografico del Misa e del Nevola. Tema avvertito ancora con più attenzione dalla popolazione dopo l’alluvione del 3 maggio 2014 e dopo le continue allerte meteo che – dato lo stato di argini, alveo, ponti e foce – tengono tutti i cittadini in apprensione.
«Il consiglio grande – ha dichiarato il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi – ha mostrato l’attenzione sul tema della Regione, ente proprietario del fiume. Grazie anche al costante interessamento dell’amministrazione comunale, ha deciso di avviare un vasto programma di interventi finalmente ispirati alla cultura della prevenzione anziché all’emergenza. In particolare, siamo soddisfatti dei lavori già partiti sugli argini per circa 4 milioni di euro e dell’annuncio che i ribassi d’asta registrati andranno a finanziare ulteriori interventi di questo tipo. Ciò è fondamentale perché se non si parte proprio dalla sicurezza degli argini nessun piano di emergenza – strumento pensato per eventi pianificati e pianificabili – può essere applicato. Bene anche le rassicurazioni ricevute sull’escavo del fiume, sulle vasche di espansione, la cui realizzazione partirà a settembre, sul raddrizzamento del fosso del Sambuco, ma soprattutto sulla manutenzione ordinaria lungo l’intera asta fluviale, che è il vero tema per superare la logica dell’emergenza».
Il consiglio grande ha riscontrato un’ampia partecipazione da parte dei consiglieri comunali, delle associazioni e dei comitati cittadini, da parte dei singoli residenti che temono una piena o un allagamento ogni volta che piove per qualche ora consecutiva.
Tra quelli di maggior rilievo c’è l’intervento di Giorgio Sartini, consigliere comunale Senigallia Bene Comune, il quale ha sollevato il problema della portata massima del fiume Misa, per il quale oggi si investono circa 22,5 milioni di euro. Milioni che servono anche per la vasca di laminazione in cui «non entra una goccia d’acqua fino a che la portata del fiume non supera i 309 mc/s. Alla foce, con le attuali condizioni causate esclusivamente dai lavori per realizzare il nuovo porto e dalla mancata manutenzione del fiume nel tratto terminale, possono passare tra i 100-120 e i 180-200 mc/s a seconda delle condizioni di mare». Non solo. Superata la vasca di laminazione, vi sono ben sette fossi e affluenti che farebbero aumentare la portata del fiume fino a 400 mc al secondo, proprio mentre raggiunge la città. Quindi riassume Sartini, «qualunque lavoro fatto a monte senza aver prima risolto i problemi alla foce non servirebbe a nulla o a ben poco anzi renderebbe più critica la situazione per l’intera città».
Linea simile quella adottata dal gruppo consiliare del M5S: «Sono l’eccessiva antropizzazione e la mancanza di manutenzione che si è protratta per decenni, le criticità del nostro territorio evidenziate dal Consorzio di Bonifica – spiegano Stefania Martinangeli ed Elisabetta Palma -. Tutti parlano di “necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico”, purtroppo nella realtà, fino ad oggi, abbiamo dovuto assistere ad una colpevole latitanza degli enti preposti, nonostante il territorio del comune di Senigallia, risulti storicamente uno dei più soggetti al rischio idrogeologico».
Va ancora oltre l’altro consigliere pentastellato Riccardo Mandolini additando come la prevenzione sia un concetto che rimarrà solo sulle bocche degli amministratori. «Ben vengano dunque questi 22 milioni di investimenti, speriamo però che non siano solo belle parole e che si proceda realmente con la messa in sicurezza definitiva del nostro fiume. La scelta di passare dalla cultura dell’emergenza alla cultura della progettazione e prevenzione è assolutamente condivisibile, ma credo che non sarà davvero così. Abbiamo assistito all’inserimento di norme di prevenzione dal rischio idrogeologico (come quella di vietare la realizzazione di piani interrati), per poi vederle scomparire, grazie a delle deroghe, in fase di approvazione; una chiara volontà politica che va proprio in senso opposto alla cultura della prevenzione dal rischio idrogeologico».
Oltre alle critiche sono arrivate anche alcune soluzioni per le varie problematiche che il fiume Misa oggi presenta: dragaggio del tratto dal ponte della ferrovia fino allo sbocco in mare; riapertura del collegamento tra il fiume e la 3° darsena del porto; prolungamento della banchina di levante e apertura di un bypass verso sud per aumentare la capacità di deflusso alla foce con ogni tipo di mareggiata; rifacimento dei ponti cittadini dato che riducono la sezione degli argini; dragaggio del tratto cittadino con gli argini in muratura per ripristinare il canale centrale di 2 metri più profondo. «Con questi interventi – conclude Sartini – la capacità di deflusso diventerebbe superiore a 550mc/s per giungere anche oltre i 600mc/s e quindi la vasca di laminazione andrebbe calcolata per portate superiori a 500mc/s e la città potrebbe stare starebbe sicura con picchi di 650 -700 mc/s».