SENIGALLIA – Nessuna chiusura alla fondazione Città di Senigallia che chiude un bilancio effettivo 2022 con il segno più, cosa che non si vedeva da anni. Sono le parole del commissario straordinario Corrado Canafoglia che smentisce categoricamente le affermazioni del consigliere di Amo Senigallia Gennaro Campanile circa le difficoltà dell’ente socio assistenziale. L’ex assessore aveva paventato la chiusura della residenza protetta per anziani di via del Seminario e definito l’ente una «polveriera» per via delle questioni irrisolte come la vertenza con Autostrade per l’Italia. Condizioni su cui pesa, tra gli altri, pure un accertamento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, ma a tal proposito vige il massimo riserbo.
«Le parole del consigliere Campanile sono infondate – spiega Canafoglia – gettano discredito sull’ente e sul lavoro dei dipendenti che ogni giorno si impegnano per dare un servizio qualitativo elevato agli ospiti e creano preoccupazione ai familiari degli ospiti». Tante le chiamate per avere rassicurazioni in tal senso e all’orizzonte si profilano azioni legali contro l’esponente della minoranza senigalliese. Ma di certo non vive periodi tranquilli la fondazione Città di Senigallia: nonostante le difficoltà va avanti l’attività dell’ente che oggi ospita 42 anziani nella palazzina nord, mentre in quella sud vi sono alcuni cittadini alluvionati assieme a un senigalliese che ha avuto la casa danneggiata da un incendio. Nello stesso edificio si svolgono anche le attività di 15 disabili psichiatrici che da anni venivano ospitati in un immobile dichiarato da Canafoglia «fatiscente e inagibile».
È lo stesso commissario – il cui incarico scaduto il 1° marzo è stato prorogato dalla Regione fino a metà aprile – ad ammettere che, nonostante sia «migliorata rispetto agli anni precedenti», l’ente vive una «fase critica, molto delicata». A oggi «la fondazione non ha raggiunto una condizione finanziario-patrimoniale sicura». E spiega perché. Il dissesto sarebbe originato da una gestione discutibile di beni e risorse protratta per anni, complicata da «pesanti perdite nei bilanci annuali» derivanti dagli alti costi della residenza protetta. Bilanci che presentavano passivi anche di oltre 2 milioni di euro (senza contare gli ammortamenti) e che via via sono stati corretti negli ultimi anni già dal precedente cda guidato dall’ex presidente Guzzonato, ma che tuttavia avrebbero portato «l’ente a erodere le liquidità derivanti dall’indennità dell’esproprio dell’Autostrada per far fronte ai fabbisogni quotidiani». Anche le casse dell’ente soffrono, passando da 9,5 milioni di euro nel marzo 2020 a 8,5 nel marzo 2023. Una situazione a cui Canafoglia sta cercando di porre rimedio attraverso un’opera di ottimizzazione della spesa: «l’esercizio 2022 si chiude con una perdita di bilancio di € 369.494 per cui, al netto degli ammortamenti post 2012 (€ 372.962,24), il risultato di bilancio effettivo per il 2022 si attesta con un utile di € 3.468,24».
Ma nel presentare la difficile situazione della fondazione Città di Senigallia, Canafoglia spiega le situazioni su cui si sta lavorando. Innanzitutto la gestione, fino a ieri antieconomica, della residenza protetta su due palazzine (quella nord da 42 posti e quella sud 17 da posti) collegate da un tunnel sotterraneo ma che, in un progetto di alcuni anni fa, sarebbero dovute diventare un unico mega complesso socio-sanitario. «È come se avessimo un albergo che eroga servizi da 5 stelle dislocato su 2 edifici distanti tra loro ad un prezzo richiesto all’utente finale prossimo ad un 3 stelle» semplifica Canafoglia. A cui aggiunge «l’esiguo numero degli ospiti» e «l’esubero» dei dipendenti, alcuni non necessari alle esigenze dell’ente o con diversi trattamenti economici in base a contratti di natura pubblica o privata. Oggi la palazzina sud è stata chiusa riorganizzando i servizi nell’altro edificio e interrompendo i rapporti col personale in esubero (circa 12 persone): dalla riorganizzazione dei lavoratori rimasti e dal mancato ricorso a cooperative esterne (per un costo medio annuo stimato sui 200 mila euro) è stato possibile «interrompere la continua emorragia di risorse finanziarie».
Nel frattempo è stato elaborato un piano – ma deve ancora essere approvato dalle autorità competenti – che prevede l’utilizzo dell’edificio nord come ospedale di comunità con 40 posti adibiti a cure intermedie e quello sud come Casa della Comunità, il che però porterebbe allo spostamento degli ospiti della residenza protetta nella struttura della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti.
Sul futuro della fondazione, pende la spada di Damocle della vertenza con Autostrade per l’Italia, legata all’esproprio di alcuni terreni per la realizzazione della terza corsia dell’A14 e della complanare e al loro indennizzo milionario. Vertenza di cui si attende di qui a qualche mese la sentenza. «Se soccombente – spiega l’avvocato Canafoglia – l’ente dovrà versare 13,6 milioni di euro, oltre interessi allo stato ammontanti a 900 mila € circa e spese legali, mentre se vittoriosa la fondazione dovrà comunque restituire 5,4 milioni di euro oltre interessi legali allo stato ammontanti a circa 400 mila euro salvo rideterminazione della Corte di Appello». Dato che al momento l’ente dispone di soli 8,5 milioni di euro in cassa o in investimenti, si capisce la gravità della situazione. «La situazione emergenziale potrebbe durare anni».
Altra grana è la partecipazione dell’ente al progetto Orti del vescovo, un intervento edilizio a oggi ancora fermo che dovrebbe portare alla realizzazione di numerosi appartamenti e negozi in centro storico, riqualificando l’ultima parte di via Portici Ercolani e via delle Caserme. La partecipazione era stata stimata nel 2011 in circa 1,3 milioni di euro, ma la quota è via via cresciuta fino a oltre 3,7 mln € e, «stante gli aumenti dei costi dell’edilizia, oggi rappresenta un’incognita estremamente pericolosa per l’Ente». La soluzione passerà attraverso l’alienazione dei beni di proprietà della fondazione Città di Senigallia ad altro ente: «Noi non siamo speculatori né imprenditori edili» ha detto Canafoglia «ma la partecipazione non [era] conveniente economicamente a prescindere dalla difficoltà economica nella quale si trova stante un ingente esborso di denaro di cui, allo stato, non si comprende il preciso ammontare ed il conseguente vincolo 25ennale».
E ancora: l’acquisizione di immobili «assolutamente non strategici alla mission della fondazione», tra cui il palazzo del Musinf: un immobile destinato a museo, ora in disuso e sul cui futuro ci sono molte nubi. Come se non bastasse pesano anche vicende meno eclatanti: c’è la questione del nuovo monoblocco ospedaliero, costruito su un’area di proprietà della fondazione che vi paga l’imu (oltre 36mila euro nel 2023) nonostante l’azienda sanitaria non versi nulla come affitto né voglia acquistare la porzione di terreno; c’è il mancato inserimento dei bilanci precedenti al 2022 delle ore di straordinario effettuate dal personale per quasi 40 mila euro. C’è la questione della cucina (comprata e poi sparita) e del relativo servizio sovrastimato per le reali esigenze della fondazione, oggi poi esternalizzato. C’è la questione delle aree edificabili di proprietà dell’ente, «soggette a complesse situazioni che ne limitano la loro potenzialità edificatoria», quando non a vera e propria «svalutazione senza alcuna ragione di mercato».
Ci sono infine la questione della trasparenza amministrativa e della legalità degli atti emessi dalla fondazione negli anni. «Si è passati dall’inesistenza formale e/o sostanziale di circa 210 delibere del CdA presieduti dal dr. Guzzonato – afferma il commissario Canafoglia – alla pubblicazione sul sito istituzionale dell’ente di tutte le determine del commissario e le delibere dei CdA precedenti». Ogni documento in entrata ed in uscita viene oggi protocollato, cosa che prima «non era esercitata regolarmente». Vengono indette gare per i servizi forniti, come quello delle pulizie; c’è una rotazione negli incarichi di consulenti e/o forniture, compresa quella dei medicinali dalle farmacie che sta portando anche dei risparmi nei costi, così come nella manutenzione delle palazzine.
Senza contare tutte le iniziative nel sociale: il punto distribuzione viveri di prima necessità gestito in sinergia con l’associazione “Stracomunitari”; l’accoglienza nella palazzina sud di 20 alluvionati in problematiche condizioni di salute dopo il tragico evento che il 15 settembre 2022 e di una persona che ha avuto l’appartamento incendiato; la disponibilità a ospitare le attività dei disabili psichiatrici che prima si svolgevano in un casolare con problemi di sicurezza. Tutti passi in avanti che hanno portato la fondazione a tornare a essere un riferimento per la città di Senigallia, operando all’interno dei binari indicati dai lasciti testamentari e nell’ambito della legalità.