Senigallia

Fondazione Città di Senigallia, ricorso straordinario al presidente della Repubblica

Il capo dello Stato Sergio Mattarella è stato informato del commissariamento dell’ente, atto illegittimo secondo alcuni consiglieri di minoranza comunali e regionali, e solo uno degli aspetti criticati da tutto il centrosinistra

La palazzina sud della fondazione Città di Senigallia
La palazzina sud della fondazione Città di Senigallia

SENIGALLIA – La “questione” della fondazione Città di Senigallia arriva a Roma. Con un ricorso straordinario indirizzato al presidente della Repubblica, alcuni consiglieri comunali e regionali chiedono l’annullamento del commissariamento dell’ente. E’ questa la novità riguardo una situazione che sembra in stallo da tempo, da dopo le dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione (insediatosi appena sei mesi prima) per le gravi problematiche venutesi a creare in capo all’istituto che gestisce una struttura per anziani, beni e terreni.

La questione, dal sapore prettamente politico ma dalle ricadute locali concrete in campo sociale e occupazionale, è ormai nota: le difficoltà della fondazione Città di Senigallia sono cresciute negli anni per via di investimenti e lavori fatti con lo scopo di sviluppare quantità e qualità di servizi e prestazioni socio sanitarie ma che non hanno visto il sostegno delle istituzioni regionali tramite convenzionamenti, contributi e finanziamenti. A queste situazioni si sono poi aggiunte altre scelte, giudicate non condivisibili dal cda dimissionario né dal sindaco Massimo Olivetti, che sono divenute oggetto di informativa alla Procura di Ancona.

Acque dunque agitate per la realtà socio assistenziale senigalliese nata da alcuni lasciti – una casa di riposo, un asilo e un orfanotrofio – e divenuta fondazione, un ente privato con finalità pubbliche. A promuovere il ricorso al presidente Mattarella sono stati Margherita Angeletti (vicepresidente del consiglio comunale in quota Pd), Rodolfo Piazzai (Pd, consigliere e presidente della IV^ commissione consiliare), Gennaro Campanile (consigliere di Amo Senigallia), Lorenzo Beccaceci (consigliere di Vivi Senigallia), Enrico Pergolesi (consigliere di Diritti al Futuro) e Luca Santarelli (consigliere regionale per Rinasci Marche).

Tra i temi al centro del ricorso ci sono innanzitutto il commissariamento dell’ente: «Quando si commissaria un ente privato come la fondazione? – spiegano i ricorrenti – Si commissaria “quando gli amministratori non agiscano in conformità dello statuto e dello scopo della fondazione e della legge”. Nessuno di questi presupposti è stato espressamente richiamato da Canafoglia & C. o dall’atto regionale. Le perdite degli ultimi anni e le difficoltà finanziarie temporanee non hanno determinato un stato di dissesto come mette, nero su bianco, lo stesso Consiglio di Amministrazione targato Canafoglia scrivendo che “la Fondazione, dal punto di vista economico, allo stato non è in condizione tecnica di dissesto ed è in grado di far fronte a tutti gli impegni assunti nei confronti di terzi…”. Tradotto in linguaggio terra terra, non è in situazione di fallimento. Va male economicamente (e ci sono ragioni chiare) e si sono decontestualizzate le decisioni prese negli ultimi anni. Niente di catastrofico».

In secondo luogo vengono commissariati gli amministratori qualora non rispettino lo statuto dell’ente o la legge. «Ma qui gli amministratori dimissionari sono quelli presunti bravi mentre quelli presunti incapaci – continuano Gennaro Campanile e i consiglieri di centrosinistra – sono stati sostituiti da mesi e non potrebbero più nuocere alla fondazione anche se volessero. In altre parole sono stati commissariati i fantasmi. Inoltre, le dimissioni ufficiali del cda sono avvenute senza una motivazione esplicitata», apparsa sulla stampa ma non negli atti ufficiali per l’incapacità di poter gestire la situazione che il cda era stato nominato a risolvere. «Lo stesso presidente del consiglio di amministrazione, che ha abbandonato la fondazione insieme ai consiglieri espressione del centrodestra e del centrosinistra del candidato sindaco Volpini senza indicare nessuna soluzione, ora viene nominato commissario unico e dovrebbe trovare da solo quelle soluzioni che non è riuscito a trovare insieme agli altri consiglieri, perfettamente in sintonia con lui tanto da sottoscrivere i due documenti famosi che hanno crocefisso i predecessori e scatenato la bagarre». Il rischio è l’annullamento di ogni atto commissariale di Canafoglia.

E ora? Non si conosce con precisione dove sia la verità e alcune voci si rincorrono da tempo. «Sembra che non ci sia (o non ci sia stato per parecchi mesi) il direttore sanitario; sembra che la lista di attesa si sia azzerata dalle 40 unità di due anni fa e non perché siano aumentate le disponibilità; è fortissimo il timore che si stia andando indietro di dieci anni quando la fondazione era un ospizio; il presidente del consiglio comunale Bello non convoca canafoglia per conoscere la situazione 2021 e lo stato dell’arte (ma per mettere sotto accusa i precedenti amministratori ha messo a disposizione perfino il consiglio comunale a maggio dell’anno scorso); il presidente della commissione bilancio Liverani si guarda bene da qualsiasi convocazione di approfondimento. Occorre aggiungere altro – conclude Gennaro Campanile – su come la destra gestisce una delle istituzioni più antiche di Senigallia?»