Senigallia

Fotografia: addio a Riccardo Gambelli, ultimo testimone della scuola “Misa”

Se n'è andato a 93 anni un fotografo appassionato e di talento, che solo dagli anni 2000 era stato riscoperto

Riccardo Gambelli
Riccardo Gambelli

SENIGALLIA – Si sono svolti questa mattina 6 marzo alla chiesa del Portone i funerali di Riccardo Gambelli, il noto fotografo di Senigallia, ultimo testimone marchigiano dell’associazione fotografica “Misa”. Per la città della fotografia è una perdita davvero rilevante, non solo per chi l’ha conosciuto personalmente o per i suoi familiari.

E’ vero, Riccardo Gambelli aveva un carattere schivo e modesto, si posizionava ai margini durante le manifestazioni culturali, persino in quelle che lo riguardavano. Di certo il fatto che abbia scattato fotografie solo per 8 anni lo ha lasciato un po’ in ombra. E invece era un fotografo di valore di cui solo ultimamente si sta riscoprendo il talento.

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E’ morto a 93 anni Riccardo Gambelli nella sua Senigallia dov’era nato il 7 giugno 1931. Ha Iniziato a fotografare nel 1952 in compagnia dell’amico Mario Giacomelli: noto è infatti il ritratto reciproco che i due si erano fatti perché quei volti, i paesaggi marini e la campagna senigalliese sono i primi soggetti degli scatti. Immagini che venivano realizzate dopo lunghe riflessioni: se scattare era immediato, sviluppare era costoso. Questo aspetto, assieme alle priorità che una famiglia impone, ha pian piano allontanato Gambelli dalla fotografia professionale per accedere a un piano amatoriale, da cui però non si è mai distaccato completamente.

Sebbene abbia scattato per pochi anni, fino al 1960, sotto la guida esperta di Giuseppe Cavalli (1904-1961) che fondò la scuola “Misa” elargendo preziosi consigli, le sue immagini sono ora nella storia della fotografia italiana, al di là dei premi e riconoscimenti che ricevette negli anni ‘50 quando il suo talento si stava formando a livello artistico. La stessa scuola fotografica a cui aderirono giganti come Ferruccio Ferroni (1920-2007): qui si formarono Gambelli e Mario Giacomelli (1925-2000). Quest’ultimo poi divenne famoso per le sue sperimentazioni che Gambelli dovette lasciare da parte per impegnarsi nella sua quotidianità, nel suo lavoro da postino e nella famiglia.

Riprese la macchina fotografica in mano solo dopo la morte di Giacomelli, testimoniando con la qualità degli scatti sapientemente immaginati prima di essere realizzati quel frutto degli insegnamenti ricevuti in giovinezza. Giovane a tal punto da essere soprannonimanto “Ninin del gruppo Misa“. E’ solo negli ultimi anni, tra mostre e pubblicazioni, partecipazioni a laboratori e incontri – grazie anche alla spinta dei familiari – che Senigallia gli ha attribuito il riconoscimento che Riccardo Gambelli meritava. E che merita ancora più forte oggi.

La città e il mondo culturale perdono un testimone certamente di un periodo storico felice, ma anche un fotografo appassionato e appassionante, con il contrasto dei bianco/nero a farla da padrone in un mondo che aveva già virato verso il colore; con le sue fotografie di still life (nature morte) in un’epoca contrassegnata da ritmi crescenti; con la sua camera oscura dove sviluppava i provini, mentre fuori i processi iniziavano ormai a industrializzarsi. Altri tempi, altra cultura, altre personalità. Che oggi ci mancano.