SENIGALLIA – Dalla città della fotografia all’albergo della fotografia. Coniugare l’offerta culturale all’attrattività turistica della spiaggia di velluto è l’obiettivo dell’hotel Terrazza Marconi che inaugurerà sabato 12 giugno, alle ore 18:30, la mostra di fotografie dell’artista senigalliese Giovanni Ghiandoni “Minimalemare”.
Le opere saranno esposte sia nelle sale comuni, sia nelle 30 camere dell’edificio che si affaccia sul lungomare Marconi e sulla rotonda a mare di Senigallia. L’iniziativa è stata presentata dal direttore dell’hotel Nicola Chicco, il quale non ha nascosto la volontà di «contribuire a rappresentare il marchio della città promuovendo la sua storia nel mondo della fotografia».
L’iniziativa vuole rendere omaggio al prestigioso ruolo storico che Senigallia ricopre da oltre 70 anni: il titolo di Città della fotografia, arrivato con l’approvazione nel maggio 2018 della leggere regionale, assegna il riconoscimento a questa realtà culturale in fermento, a un luogo di elaborazione di un nuovo linguaggio poetico che ha radunato attorno a sé uomini e donne accomunati dall’espressione di questa forma d’arte. Tra questi appunto Giovanni Ghiandoni, fotografo senigalliese che può vantare una serie di prestigiosi riconoscimenti ottenuti a livello nazionale ed internazionale.

L’hotel Terrazza Marconi dunque ambisce a un ruolo di riferimento in questa «nuova forma di turismo artistico-culturale – prosegue Chicco – rimanendo fedele alle sue radici e continuando a fornire vacanze di altissimo livello». Agli appassionati e curiosi del settore della fotografia verranno quindi riservate delle offerte, con pacchetti elaborati ad hoc. Per i turisti che soggiorneranno all’hotel Terrazza Marconi, sul lungomare centrale di Senigallia, un’occasione che non capita tutti i giorni: quella di avere a disposizione nella struttura scelta per le vacanze una mostra fotografica, non banale ma di grande valore artistico ed estetico.
La complessa «arte del Ghiandoni – come sottolinea il critico fotografico Gianfranco Pico Romagnoli – si stacca fortemente dal documentarismo di genere, arrivando perciò a costituire una forzatura del reale. In questo spartito fotografico l’artista rompe l’inquadratura producendo possibilità combinatorie in continuo divenire. Il contrasto del mare riesce a spezzare la scena in due chiavi portando ad un’esplosione decostruzionista. Il mare è insieme di fenomeni e non più solo “mare”. Si parla dunque di metamorfismo fenomenico, ossia la delicata rappresentazione di un elemento oltre la sua costituzione realista, un attimo che cattura l’occhio di chi osserva oltre a vedere, stesso attimo in cui il rumore del mare diventa poesia».