SENIGALLIA – A sessant’anni precisi dalla sua scomparsa, la città ricorda la figura del fotografo e umanista Giuseppe Cavalli così determinante nel secolo scorso per le vicende artistiche nelle Marche dopo l’ultima guerra. Sarà lui il personaggio al centro dell’incontro di lunedì 25 ottobre, alle ore 21 all’auditorium San Rocco in piazza Garibaldi, a cura dell’associazione culturale Centrale Fotografia di Fano.
Il marchigiano d’adozione Giuseppe Cavalli morì a Senigallia il 25 ottobre 1961, agli esordi di un decennio dove sono avvenuti memorabili cambiamenti sociali ed epocali che ancora oggi hanno il loro seguito. Cavalli è un personaggio chiave nell’ambito della storia della fotografia italiana del Novecento, era uno dei tanti artisti che non ebbero vita facile nella provincia italiana, che ad un certo punto decise di fermarsi nel 1938 a Senigallia nelle Marche, dove si consolidò la sua attitudine e studio al teatro, alla letteratura, alla musica, all’arte e alla fotografia, che ebbe in seguito degli sviluppi anche a livello internazionale, e riuscì a fondare una fucina di fotografi importanti quali Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli.
Il programma dell’evento prevede gli interventi del critico letterario Massimo Raffaeli, le letture di Paolo Pirani, Maurizio De Bonis critico di cinema e Fotografia, Giuseppe Trincucci storico, del fotografo Lorenzo Cicconi Massi e Marcello Sparaventi presidente di Centrale Fotografia; è questa una delle associazioni culturali che nelle Marche negli ultimi anni hanno maggiormente contribuito alla diffusione della cultura fotografica, la quale dieci anni fa ai Musei Civici di Pesaro ricordò già i cinquant’anni della scomparsa di Giuseppe Cavalli con il libro “Il tono più alto” realizzato con il figlio Daniele e lo studioso di fotografia Cesare Colombo.
Durante la serata verrà presentato il libro “Fotografia, esordi della critica – Giuseppe Cavalli 1947-1961” pubblicato dall’Osservatorio di Fotografia dalle Puglie alle Marche che ha sede a Palazzo d’Auria Secondo a Lucera, un libro edito con la collaborazione della Fondazione 3M di Milano, dell’Archivio Giuseppe Cavalli di Lucera, dell’Associazione Emanuele Cavalli di Roma e dell’Archivio Ferruccio Ferroni di Senigallia, curato da Marcello Sparaventi e Cristian Vescovi, con una postfazione dello storico Giuseppe Trincucci.
Il libro di Sparaventi e Vescovi lo ricordano attraverso i suoi scritti critici che Cavalli scrisse da pubblicista per le più importanti riviste di fotografia dell’epoca, pubblicati in un arco temporale piuttosto breve, fra il 1947 ed il 1961, ed in particolare nella rivista Ferrania. Cavalli cominciò ad intraprendere la sua strada della fotografia a metà degli anni trenta, quando era maggiormente diffusa la fotografia di regime e bucolica, asserendo ben presto che la fotografia aveva uno specifico linguaggio artistico in grado di trasfigurare la realtà oggettiva con la soggettività dell’autore. Una fotografia rigorosa e attenta ai soggetti della quotidianità, la scelta di preferire una luce diffusa, mediterranea, con le ombre leggibili, nel quale il soggetto fosse libero di esprimere i sentimenti nel tempo e nello spazio.
Epocale fu la pubblicazione del manifesto de “La Bussola”, redatto a Milano, scritto dallo stesso Cavalli e condiviso da altri fotografi di spessore, apparse su “Ferrania” nel maggio del 1947, successivamente nelle Marche nel 1954 nasce il gruppo “Misa” allo scopo di formare i giovani più promettenti. «Il volume che raccoglie gli articoli di Cavalli – dice Sparaventi – è merito di Ferruccio Ferroni, allievo prediletto di Cavalli, che si preoccupò di fotocopiare e raccogliere gli articoli dei suoi autori critici di riferimento, tra i quali i più rilevanti sono sicuramente quelli di Cavalli, che possono essere considerati secondo noi gli esordi di una consapevolezza critica ed estetica nella fotografia italiana».
L’ingresso alla serata è regolato secondo le vigenti norme anti Covid-19.