OSTRA – Si terranno domani, 15 novembre, i funerali di don Francesco Orsi, per anni rettore del santuario della Madonna della rosa. Il sacerdote ostrense, classe 1930, potrà essere salutato proprio in quel luogo di culto di cui si prese cura dal 1974 al 2004. Trent’anni di impegno per la comunità che lo accompagnerà nell’ultimo viaggio a partire dalle ore 15 con la celebrazione della messa funebre.
Don Francesco Orsi venne ordinato sacerdote nel 1953 e fino al 1959 fu cappellano a santa Croce nella “sua” Ostra. Poi trascorse cinque anni al servizio sacerdotale della parrocchia di Corinaldo come cappellano fino al 1965, quando passò alla chiesa della Pace di Senigallia e, dopo appena un anno, a san Pietro di Vaccarile. Qui venne nominato vicario-curato parrocchiale e rimase sino al 1972 per passare poi alla parrocchia di santa Lucia nella chiesa di san Francesco a Ostra come economo spirituale sino al 1974, anno in cui il vescovo di Senigallia lo nominò rettore del santuario della Madonna della rosa.
«Il suo impegno verso il santuario ostrense fu continuo – racconta Giancarlo Barchiesi – e si concretizzò in più modi. Innanzi tutto accrebbe la devozione verso Maria santissima, poi concentrò tutti i suoi sforzi alla conservazione e decoro dell’edificio sacro». Fece aggiungere termosifoni, rinnovare l’impianto elettrico, abbellire la chiesa con marmo, riprendere le dorature, ritinteggiare l’interno del tempio. Questioni estetiche, simboliche ma anche terrene perché migliorò anche la fruibilità del luogo di culto. Si dedicò poi a un collegamento col cimitero, al suono delle campane, al restauro degli affreschi, del coro e di un organo, alla nuova pavimentazione del marciapiede, alla sistemazione del parcheggio e del viale.
In occasione del suo 50° anno di sacerdozio, don Francesco Orsi ha fatto dono di due nuove statue che rappresentano il Santo Patrono Gaudenzio e Sant’Emidio, restituendo così alla facciata la configurazione originaria. Dopo trent’anni di vita a fianco del santuario, rassegnò per limiti d’età le dimissioni da rettore ma vi restò sempre accanto anche nell’accoglienza di fedeli e pellegrini. Una missione durata tutta una vita.