SENIGALLIA – Timbrava il cartellino per poi uscire e andare a fare un secondo lavoro, fare la spesa oppure incontrare qualche conoscente in centro storico. La Guardia di finanza di Senigallia ha scoperto, dopo sei mesi di indagini, un dipendente Asur che si comportava come gli ormai noti furbetti del cartellino. Si tratta di un 65enne in servizio presso gli uffici senigalliesi dell’azienda sanitaria, accusato ora di truffa ai danni dello Stato, peculato e falsa attestazione della presenza in servizio.
Rischia vari anni di carcere, oltre a procedimenti disciplinari e a dover restituire quanto indebitamente percepito l’uomo al centro di una prolungata indagine delle Fiamme Gialle della Tenenza di Senigallia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona. Tutto è partito con la segnalazione al numero 117 dei lavori in nero svolti da un soggetto come giardiniere.
I militari hanno svolto i primi accertamenti a inizio 2020, pedinando l’uomo nei vari spostamenti: spesso, hanno riscontrato gli inquirenti, usciva dall’abitazione in bicicletta per recarsi al lavoro, ma dopo aver timbrato il cartellino all’interno della struttura sanitaria, usciva per recarsi in luoghi che non avevano nulla a che fare con le proprie mansioni. Un comportamento registrato varie volte nell’arco di sei mesi di indagini, allungate a causa delle restrizioni per la pandemia che avevano limitato in alcuni periodi i movimenti del dipendente infedele.
Utilizzava anche l’auto di servizio per caricare strumenti come tagliaerba, rastrelli, vanghe, cesoie, sacchi di concime e raggiungere i suoi terreni o i giardini privati a lui affidati. In altre occasioni, con lo stesso veicolo di servizio, si recava presso alcuni vivai o rivenditori per acquistare piante e sementi.
In altre invece si recava, durante il turno di lavoro, a incontrare i propri conoscenti nel centro storico di Senigallia, andava a fare la spesa, frequentava il mercato settimanale oppure tornava a casa, per poi uscirne alla fine dell’orario di servizio con il solo scopo di rientrare in ufficio e timbrare il cartellino.
Un comportamento a cui hanno messo fine gli uomini della Guardia di finanza di Senigallia guidati dal comandante Antonio Pezzulla che hanno raccolto anche varie testimonianze, tra cui quella di alcuni colleghi verso i quali il dipendente Asur si sarebbe vantato della propria condotta da “furbetto del cartellino”.
Denunciato, il pubblico dipendente infedele rischia per il reato di truffa ai danni dello Stato la reclusione fino a cinque anni; per il reato di peculato fino a 10 anni di carcere, mentre altri cinque potrebbero arrivare in caso di condanna per la falsa attestazione della presenza in servizio.