SENIGALLIA – A venti anni dal G8 di Genova, a cui parteciparono oltre 100 giovani senigalliesi, interviene nel dibattito pubblico il presidente dell’ANPI di Senigallia. Leonardo Giacomini chiede innanzitutto per quella che allora Amnesty International definì “la più grande violazione dei diritti umani in occidente dopo la seconda guerra mondiale”; e in secondo luogo invita a non sottovalutare il peso di quei movimenti che animarono importanti pagine sociali dell’Italia di inizio millennio.
«Ancora oggi non c’è chiarezza su motivi e mandanti di quei fatti – afferma nettamente Giacomini – né è stata ottenuta giustizia piena e verità per le vittime. Si trattò, comunque, di un grande movimento popolare, vivo in numerosi paesi del mondo, che venne represso con le violenze nelle strade di Genova, con l’uccisione di Carlo Giuliani, con i pestaggi e le torture alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto».
Quelle giornate furono, secondo il presidente Anpi locale, anche capaci di «animare pagine importanti della storia sociale del nostro paese, come quella del Forum Sociale Europeo di Firenze nel novembre 2002, e quella della manifestazione, la più grande del mondo, contro la guerra all’Iraq il 15 febbraio 2003, e altre ancora (quella della CGIL in difesa dello Statuto dei lavoratori al Circo Massimo di Roma il 23 marzo 2002), senza dimenticare l’impulso offerto in ogni angolo d’Italia all’associazionismo, ai Social forum, alla partecipazione democratica dei cittadini, fino ad arrivare alla vittoria (dimenticata) nel referendum sull’acqua pubblica del 12 giugno 2011». Da Genova, insomma, non era nata solo una protesta contro la globalizzazione neoliberista con i suoi impatti sociali, economici e ambientali, ma sono stati anticipati i movimenti di oggi, come quelli di Fridays for future.
Se si guarda però l’aspetto delle violenze e delle torture e poi quello delle falsità e dei depistaggi alle indagini, secondo Giacomini è evidente come sia ancora un «problema irrisolto quello della presenza negli apparati dello Stato di persone, culture e comportamenti, estranei ed avversi ai principi ed alle norme della Costituzione». Comportamenti che sono proseguiti negli anni e fino a oggi, solo per citare alcuni casi, con l’assassinio di Stefano Cucchi o il pestaggio dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Per tutti questi motivi, l’Anpi invita ad «assumere la lezione del G8 di Genova del 2001 ed a riconoscere che il valore di quelle ragioni si è solo rafforzato col passare degli anni». Ragioni che trovano oggi, con la pandemia, ancora più fondamento di fronte a diseguaglianze sempre più evidenti e numerose. «Occorre – conclude Giacomini – non rinunciare mai a rinnovare il senso di adesione e rispetto verso i principi e il dettato della Costituzione, che rappresenta il fondamento dello Stato, da parte non solo di tutti cittadini ma anche, in primo luogo, di coloro che appartengono all’articolato mondo delle forze dell’ordine e delle forze armate, non essendo tollerabile che si assista periodicamente a vicende che per prepotenza, violenza e arbitrio, mostrino ancora in quegli apparati la minacciosa presenza di ideologie fasciste e razziste sconfitte dalla storia».