Senigallia

Gestore unico rifiuti, il dibattito continua a Senigallia

Dopo il botta e risposta col presidente AnconAmbiente Gitto, stavolta il sindaco Olivetti replica al capogruppo dem Dario Romano: «Ecco perché ho votato no alla proposta»

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Raccolta differenziata

SENIGALLIA – Dopo l’assemblea ATA dello scorso 27 settembre, il botta e risposta sul futuro del gestore unico dei rifiuti per buona parte del territorio provinciale passa per la stampa. Protagonisti ancora una volta per quanto riguarda le posizioni del comune di Senigallia sono il sindaco Massimo Olivetti e il capogruppo dem in consiglio comunale di Senigallia Dario Romano. L’affidamento del servizio in house è materia che aveva fatto discutere già prima della votazione e che continua ancora oggi. Olivetti già si è scontrato con Antonio Gitto, presidente di Anconambiente, la società a capitale pubblico individuata come capofila per la gestione del servizio dall’alto valore economico. Senigallia nella votazione dello scorso 27 settembre durante l’assemblea ATA, ha espresso voto contrario insieme a Morro d’Alba, mentre si sono astenuti Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Corinaldo, San Marcello, Serra de’ Conti e Trecastelli.

Le perplessità “viaggiano” su tre fronti: i numeri legati al valore di AnconAmbiente, la tariffa unificata e il percorso giuridico. «La gestione unificata dei costi su tutta la provincia – spiega Romano – non è altro che il principio di equità e sostenibilità. Olivetti, però, sembra più preoccupato a confutare questo percorso guardando situazioni puntuali che possono essere trattate (es.spiaggiamento rifiuti), dimenticando che l’obiettivo a medio termine è la tariffa puntuale: paga di più chi produce più rifiuti. Inoltre, la stessa Anconambiente, con un comunicato, ha dichiarato che i dubbi di Olivetti sono immotivati, snocciolando numeri e normative di riferimento. Sul fronte assembleare, poi, vale la pena sottolineare che il 90% dei votanti tra i Comuni della provincia, compresi Ancona, Falconara e Osimo (tutti a guida centrodestra), hanno espresso voto favorevole. Olivetti, con la sua scelta, non solo mette Senigallia in una posizione di isolamento, ma entra anche in piena contraddizione con quasi tutto il resto dei comuni della provincia, compreso il capoluogo di regione Ancona». Divisione che si ripropone anche all’interno delle vallate Misa-Nevola e che secondo Romano non solo si configura come un «campanilismo che, nel 2024, ha davvero poco senso di esistere» ma rischia di portare Senigallia «sempre più lontano da una visione condivisa, condannandoci a un ruolo di marginalità in ambito provinciale».

Non si è fatta attendere la replica del sindaco Olivetti con cui precisa di non aver votato contro “la gestione pubblica in house dei rifiuti” ma solo contro la proposta di delibera del 27 settembre: «Si ha un affidamento in house quando la pubblica amministrazione, senza dover ricorrere ad una gara di appalto, come solitamente impone la norma, affida il servizio a sé stessa o ad una società dalla stessa controllata, senza ricorrere a soggetti esterni. AnconAmbiente spa può essere considerata una società in House? E’ una società pubblica, di cui sono soci solo 6 Comuni della Provincia di Ancona, mentre per tutti gli altri 41 Comuni, e quindi anche per Senigallia, AnconAmbiente spa è una società esterna, che per ora credo non possa essere considerata per il servizio in questione come società in house». Meglio sarebbe stato creare una nuova società di cui i comuni fossero soci secondo Olivetti.

Che continua: «questo progetto è davvero supportato, come impone la legge, da “una qualificata motivazione che dia espressamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato”? AnconAmbiente spa non ha mezzi sufficienti a coprire il territorio provinciale. Dovrebbe acquistarne molti e la proposta di rinnovo della dotazione lascia molti dubbi sulla realizzazione e sul peso economico che l’operazione avrà».

Anche sui costi del servizio per gli utenti e  sull’impatto sulla finanza pubblica ci sono evidenti perplessità che il sindaco di Senigallia snocciola così: «AnconAmbiente spa ha affermato che, adottando questo sistema, i Comuni avrebbero il beneficio di non dover mettere più a riserva la quota degli insoluti e quindi poter spendere quei soldi in altre attività. Non è esattamente così. Il Comune, come accaduto nell’anno in corso, fa fronte ai mancati introiti con l’avanzo di bilancio e con l’accantonamento di somme in previsione di quanto non riscuoterà. E’ vero che ciò incide indirettamente sui cittadini, perché quelle somme vengono sottratte alla spesa per altre opere, ma dopo sarà ben diverso e più grave: se è vero, infatti che il Comune potrà spendere in altri settori le somme che deve mettere oggi in riserva per far fronte al mancato pagamento della TARI, è purtroppo altrettanto vero che il mancato incasso della tassa verrà ricaricato direttamente sui cittadini più virtuosi, così che quelli che pagano regolarmente le tasse ne pagheranno ancora di più».

Tanti dubbi dunque che hanno portato al “no” di Senigallia alla proposta. Secondo Olivetti è poi quantomeno «anomala e discutibile» l’inserzione a pagamento su un quotidiano locale da parte di AnconAmbiente spa per rispondere alle affermazioni del sindaco di Senigallia: «Inopportuno che una società terza rispetto al Comune, che si candida a gestire un servizio pubblico, entri in un dibattito politico, ma soprattutto perché ritengo quantomeno scorretto che abbia scelto di utilizzare un messaggio a pagamento, spendendo soldi della società a completo capitale pubblico e quindi dei cittadini dei sei Comuni. Penso che anche quest’ultimo elemento la dica lunga sulla partita che è in gioco e possa giustificare il perché alcuni Comuni non hanno voluto seguire il branco e come noi hanno votato contro, o si sono astenuti o non erano presenti alla votazione».