ANCONA – «Oggi è la Giornata nazionale della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, un evento di importanza evidente in un territorio fragile come quello italiano e, nello specifico, anche marchigiano» dice Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche.
«La Giornata, nata un’idea del Consiglio nazionale dei Geologi e dal Consiglio nazionale degli Ingegneri, parte da un presupposto in realtà molto semplice: la conoscenza del tema e, soprattutto, la consapevolezza del rischio sono ancora molto basse in un Paese dove quasi 7 milioni di abitanti vivono in aree a rischio alluvionale medio e quasi 2,5 milioni in zone ad alta pericolosità. Informare e sensibilizzare è il primo passo per cambiare le cose. E non ci riferiamo – continua Farabollini – solo ai privati cittadini, ma anche alla classe politica e alle istituzioni locali, ovvero coloro che prendono le decisioni, stanziano i fondi, si occupano di spenderli presto e bene, senza sprechi né ritardi. Il nostro Paese è costellato di opere progettate, approvate e mai realizzate, o addirittura realizzate ma rimaste cattedrali nel deserto per problemi burocratici o mancati collaudi. Ricordiamo a tal proposito che se le opere di mitigazione del rischio idrogeologico fossero state realizzate nei tempi previsti, si sarebbe potuta evitare o quantomeno ridurre le dimensioni della tragedia del 15 settembre 2022, costata la vita a 13 persone, quando esondarono diversi fiumi, tra i quali il Burano, il Misa e il Nevola».
«In una giornata come questa – conclude il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche – pensiamo sia fondamentale ribadire un concetto: il territorio ha bisogno di manutenzione sistemica, gli interventi-spot in emergenza non hanno mai funzionato se non per far guadagnare qualche voto. Il rischio idrogeologico si riduce con opere e cantieri, certo, ma anche pulendo i corsi d’acqua, gestendo il patrimonio forestale in modo avveduto, pianificando il territorio a livello sovracomunale e combattendo la cementificazione. L’abbandono delle aree interne è un tema strettamente connesso a quello della fragilità idrogeologica e per questo, pensiamo che le attività di prevenzione non possano prescindere dal loro recupero socio-economico».